Il comportamento degli attuali governanti nei confronti degli immigrati musulmani è talmente sconvolgente, talmente inaccettabile, talmente ingiusto per chi sa di essere cittadino d'Italia, figlio della storia, della lingua, del diritto italiano, da rendere praticamente impossibile una qualsiasi reazione, o meglio una reazione che sia davvero reazione. A noi, Italiani; a me, cittadina italiana che ha sentito per tutta la vita come suo massimo privilegio, come la massima dote che le sia stata concessa al momento della nascita l'essere italiana, è rimasta soltanto una cosa: il silenzio.
Io faccio persino fatica a scrivere per Il Giornale, che amo tanto e nel quale ho tanto creduto, perché non si tratta più neanche di commentare, in modo negativo o positivo, non si tratta più di cercare di spiegare agli altri italiani, ai lettori, un qualche punto di vista che renda comprensibile il singolo caso, una singola decisione, presa di volta in volta o da un ministro o dal governo nella sua totalità, ma di far loro accettare l'idea che siamo degli imbecilli, che abbiamo il dovere di comportarci e di crederci imbecilli; che dobbiamo obbedire a governanti che vogliono appunto questo: convincere tutto il mondo che nessuno è più imbecille del popolo italiano; imbecille al punto da volere la propria morte, da favorirla con il suo stesso denaro; da non aprire neanche bocca di fronte allo sperpero delle tasse che siamo chiamati così duramente a spremere ogni giorno dalle nostre tasche, perché dobbiamo spenderlo soprattutto per uno scopo: far sì che al più presto possibile gli immigrati musulmani, debitamente istruiti nelle moschee da noi messe a loro disposizione, imparino cosa significhi essere credenti musulmani, e giudichino con la logica giusta, quella che a noi è proibita, che in Italia nessuno è credente nella propria religione, perché quello che gli sta a cuore è favorire le altre fedi religiose, favorire i costumi, i valori, la cultura di tutti quegli stranieri che sono perfino stupiti dell'imbecillità di coloro che li esortano ogni giorno a fare dell'Italia la propria casa.
Perché non possiamo protestare? Perché non ci è permesso dire quello che ogni popolo ha sempre avuto diritto di dire, ossia che nessun governante, quale che sia il sistema di governo - monarchia, dittatura, democrazia - possiede né il potere né il diritto di svendere la patria dei propri sudditi? Qui si svende ogni giorno il territorio, l'acqua, l'aria, la strada, la spiaggia, il bosco, la lingua, la religione, la storia... Il signor Giuliano Amato, che parla con disinvoltura delle analogie fra i costumi pachistani e quelli siciliani, forse non sa (per quanto elogiato sia il suo forbito sapere) che la Sicilia ha impiegato lunghi secoli a liberarsi delle orribili abitudini verso le donne imposte in Sicilia dalla dominazione musulmana. Adesso se ne stia pure tranquillo e sereno: non ha più motivo di preoccuparsi.
Il governo Prodi, però, farebbe bene a non cullarsi ancora troppo a lungo nella tranquilla imbecillità dei sudditi italiani. Anche gli imbecilli qualche volta si ribellano.
Ida Magli
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.