Milano - Ufficialmente erano nullatenenti: non dichiaravano alcun reddito. Nonostante questo, però, erano in grado di pagare il mutuo acceso per comprare le loro case. E per farlo avrebbero utilizzato soldi provenienti da traffici illeciti. Per questo motivo gli inquirenti della Dda di Milano hanno sequestrato un'ottantina di immobili, tra appartamenti, capannoni e aree edificabili. Tutti i beni erano nella disponibilità di una quarantina di persone, tra cui molti boss.
L'inchiesta Infinito I sequestri sono stati effettuati nell’ambito della inchiesta "Infinito", quella che a luglio ha decapitato le cosche della ’ndrangheta tra Milano e Reggio Calabria. Effettuati dalla Guardia di Finanza di Milano, nell’ambito delle indagini coordinate dal "pool" della Dda milanese (Ilda Boccassini, Paolo Storari, Alessandra Dolci), i sequestri riguarderebbero anche alcuni immobili appartenenti a Pino Neri e Pasquale Zappia, che prima di finire in carcere nel maxi blitz del luglio scorso, hanno guidato la cosiddetta "Provincia" lombarda, una sorta di cupola della ’ndrangheta della Lombardia.
Quindici milioni di euro Trentanove abitazioni, 37 box, 14 magazzini e 6 aree edificabili in svariate province italiane, tra cui quella di Milano, sono stati sequestrati dalla Gdf. A seguito di un’attività investigativa partita la scorsa estate nei confronti degli oltre 160 arresti affiliati alla ’ndrangheta, è infatti emerso che questi beni, il cui valore complessivo ammonta a circa 15 milioni di euro, appartenevano effettivamente alla ’ndrangheta, anche se spesso venivano intestati a familiari o prestanome.
Dopo aver "mappato" il patrimonio immobiliare degli arrestati si sono verificati i presupposti per la loro confisca. Si è infatti riscontrata una sproporzione tra i redditi dichiarati e il patrimonio accumulato, di cui gli indagati non sono riusciti a dimostrare la legittima provenienza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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