«Ne soffre un bambino su dieci»

Luigi Ferini Strambi, direttore del Centro di medicina del sonno del San Raffaele, si può morire per sonnambulismo?
«In trent’anni di esperienza mi sono capitati solo due casi di ragazzini che hanno compiuti azioni pericolose, uno dei quali si è buttato dalla finestra ma, per fortuna, ha riportato solo fratture».
Il sonnambulismo è un fenomeno diffuso?
«Non è affatto raro e interessa circa il 10% della popolazione infantile. Negli adulti è molto più raro e spesso è il proseguimento di una patologia che nasce dall’infanzia. Se invece sorge in età adulta allora bisogna seguire il paziente perché può essere una manifestazione di altro genere di disturbo».
Restiamo ai bambini. Quali sono i comportamenti più frequenti?
«La maggior parte dei bambini, circa l’80%, si mette seduta sul letto, pronuncia qualche parola, gesticola e poi si rimette a dormire. Ci sono altri casi in cui invece i ragazzini si alzano e girano per la stanza, camminano. E in quel caso i genitori, se sono consapevoli di questo disturbo, devono adottare tutti i sistemi di sicurezza per evitare che si facciano male. Bisogna nascondere coltelli, chiudere le finestre. I sonnambuli si muovono soprattutto quando il sonno è profondo, cioè nelle prime due ore».
Qual è l’età in cui emerge questa patologia?
«Il picco si registra verso i 7-8 anni e gli episodi non devono essere frequenti perché altrimenti potrebbe trattarsi di una forma di epilessia. In genere il sonnambulismo si spegne verso i dieci-dodici anni. Se proseguono gli episodi bisogna far seguire il bambino in uno dei centri di medicina del sonno. Consultabili su www.sonnomed.it».


Quando i bambini straparlano a occhi aperti cosa deve fare un genitore?
«Vanno seguiti in silenzio e lasciati tranquilli. Non bisogna cercare di svegliarli: il cervello del sonnambulo è in una situazione di ipofunzionamento, cioè in uno stato confusionale e potrebbe reagire in malo modo se svegliato bruscamente».

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