Neanche a Veltroni piace l’Italia "depressa" di Prodi

Il leader del Pd dà ragione al "New York Times": "Un’analisi obiettiva, mancano fiducia e sorrisi". Voltare pagina: "Si deve smettere di avere paura del nuovo: ma possiamo farcela"

Neanche a Veltroni piace l’Italia "depressa" di Prodi

da Roma

Declino no. Depressione nemmeno, ma insomma, dice Walter Veltroni, ci siamo vicini: l’Italia infatti ha «paura», ha una «scimmia» seduta sulla spalla, ha un forte bisogno di «ritrovare fiducia, sorriso, serenità, energia, speranze». Dunque ha ragione il New York Times, «che non ha scritto una cosa infondata» e non ha fatto un agguato ma un’analisi «obbiettiva». Ha torto invece chi minimizza, anche se, conclude il segretario del Pd, «ce la possiamo fare». Parole diverse, molto diverse da quelle di Romano Prodi, che ha dichiarato di «non essere depresso perché questo è il posto dove si vive meglio». E pure da quelle di Giorgio Napolitano, che a botta calda venerdì proprio dalla Grande Mela aveva replicato così: «Ci sono dei problemi e corporazioni che resistono ai cambiamenti, ma io reagisco alle rappresentazioni unilaterali e quindi false della nostra realtà».
Foto sbiadite, istantanee da una nazione che ha perso la felicità, cartoline spedite sotto un Natale che si annuncia sicuramente meno frizzante del solito: i tassisti, i tir, i rincari di pane, frutta e verdura, le tasse, le tredicesime leggere, la crisi dell’Alitalia, l’instabilità del governo. Un Paese «fai da te», come dice Luca di Montezemolo. Un Paese un cui, secondo un sondaggio di Sky, sei persone su dieci si dichiarano infelici. Veltroni conferma: «Quella fatta dal New York Times è la descrizione di uno stato d’animo di un’Italia che ha obbiettivamente necessità di ritrovare fiducia e sorriso. Siamo un Paese che deve scrollarsi di dosso questa specie della scimmia della paura di ogni cosa nuova che accade. Qui c’è l’idea che le novità debbano spaventare, invece, se sono cose giuste, fanno il bene di tutti».
Beninteso, il sindaco di Roma è iscritto al partito degli ottimisti e quindi sostiene che «abbiamo tutti i requisiti per farcela». L’Italia, dice all’inaugurazione delle sede romana della Gagosian Gallery, «ha una grande vita culturale, un meraviglioso sistema di imprese, gente che vuole lavorare, ragazzi di primissimo livello». Ma i problemi ci sono, è inutile nasconderli. La vera palla al piede «è il contesto, la farraginosità del sistema politico e istituzionale, il clima di odio e di contrapposizione». Sono queste le cose «che determinano uno stato d’animo non sereno».
La strada da seguire? Potrebbe essere, insiste Veltroni, il modello-Capitale. «Diciamocelo. Roma è trendy, è un posto dove è bello venire e dove anche l’arte contemporanea sta trovando luoghi meravigliosi», come dimostrerebbe la scelta di Larry Gagosian, «lo squalo» si aprire in via Crispi il suo settimo punto vendita. Ma il sindaco in questo periodo ha orizzonti più larghi della città. E quindi quando parla della strada da percorrere pensa a quella che passa per il dialogo con Silvio Berlusconi e per la trattativa sulle riforme. Da qui l’invito «a non aver paura delle novità», da qui la differenziazione sistematica e la polemica sotto traccia con Prodi anche quando si tratta di rispondere ai quotidiani americani. Se il Professore appare infastidito dalle critiche del Nyt, soprattutto sul tasto dolente della mancata crescita, Veltroni quasi le cavalca, con un occhio al vertice della maggioranza di gennaio, quando all’ordine del giorno ci sarà l’economia.


E che serva «uno scatto d’orgoglio» lo dice pure Franco Marini: «L’Italia ha dei problemi aperti ma non è un Paese in declino. Abbiamo una storia, uno stile che viene da lontano. Basta riscoprire questo. Anche la politica deve fare la sua parte con impegno perché ci sono delle questioni da affrontare con decisione».

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