Negli uffici della Asl la luce di Natale è sempre accesa

Negli uffici della Asl la luce di Natale è sempre accesa

Tanti auguri... per tanti
Buon Natale!
Buon Natale al nostro Cardinale per la sua capacità di essere Guida e Pastore.
Buon Natale alla redazione del Giornale per la sua capacità di essere giornalisti old style, per le sue inchieste e per l’attenzione a dare voce a chi non ha voce.
Buon Natale a chi è disperato, a chi è solo, a chi ha paura del domani. Buon Natale a chi dedica la sua vita per stare vicino a chi ha bisogno.
Buon Natale ai parroci del Centro Est per la loro capacità di accoglienza, per la loro missionarietà e per il loro ruolo di presenza sul territorio. Presenza non solo religiosa ma anche sociale. Presenza dove le Istituzioni sono assenti.
Buon Natale a chi vuole rischiare per rilanciare Genova sia culturalmente che economicamente.
Buon Natale ai giovani che lavorano «fuori» e che sperano un giorno di poter tornare nella nostra città.
Buon Natale alle Istituzioni perché abbiano il coraggio di decidere e non si lascino travolgere dal tran tran.
Buon Natale a Mario Mauro e alla sua capacità di dare un valore concreto a parole come sussidiarietà e testimonianza nel suo mandato nella Unione Europea.
Buon Natale agli anziani e alle famiglie che convivono con realtà come l’Handicap e come la povertà.
Buon Natale agli eletti nelle municipalità, in Comune, in Provincia e in Regione perché sappiano dare una risposta alla cosiddetta «antipolitica».
Buon Natale alle associazioni di categoria e a chi gestisce il sociale.
Buon Natale al sistema scolastico ed educativo sia dello Stato che del Privato.
Buon Natale al nostro Porto
Buon Natale a Sandro Biasotti per la sua volontà di costruire coinvolgendo e non escludendo.
Buon Natale a quella che un giorno era chiamata Superba…
Capogruppo Lista Biasotti-
Municipio I Centro Est

I protagonisti del «teatrino»
Ill.mo dott. Lussana, forse perché anch’io, come lei, l’unica tessera che ho in tasca è quella dell’Amt, ho apprezzato il suo articolo di fondo «La democrazia ammalata», in cui rileva che le vicende «porto» e «sanità» sono emblematiche di un certo «modus operandi» della Sinistra, ma sottolinea altresì che non è contendendosi la «prima fila» che il Centrodestra può vincere le elezioni. È evidente che laddove emergono le contraddizioni di una sinistra «acchiappapoltrone» è doveroso per una opposizione denunciare tale prassi, salvo però poi differenziarsi nettamente da essa in caso di gestione della cosa pubblica, altrimenti a nulla gioverebbe tale sterile denuncia, se non inserirsi in quel contesto di «teatrino della politica» denunciato sovente da Silvio Berlusconi. Il limite talvolta del Centrodestra (e in questo non si può dare ragione all’on. Scajola) è non «alzare i livello» del dibattito, non cercare di «volare alto», accettare un ruolo subalterno di oppositore a vita, senza una progettualità che sappia «andare oltre» le contingenze. Il Centrodestra deve avere una visione alternativa della società italiana e della realtà genovese, deve discuterne all’interno, creare seminari di studio, in una parola «studiare» i problemi reali dei cittadini. Per tramutarli in azione propositiva e non solo di denuncia o di gestione di routine che poco ci differenzierebbe dai nostri avversari.
Una volta si diceva più uno legge e più comprende di essere «ignorante», in fondo vale anche per la politica, dove non esistono solo pratiche da studiare o posti da occupare, ma occorre una visione strategica e capacità di comunicare messaggi, idee e valori. Le sue «tirate di orecchie» al centrodestra, che si possano condividere o meno, riportano a questa necessità e devono suscitare una seria riflessione. Nella politica si può anche scegliere di stare in ultima fila, magari si ha un colpo d’occhio migliore e una visione d’insieme che altri non avrebbero, senza per questo adombrarsi perché non si rimane nella foto ricordo. I genovesi non valutano le persone per le immagini che lasciano, ma per la sostanza di quanto incidono nel miglioramento delle condizioni di vita della città.
Su una piccola cosa dissento, dott. Lussana, quando lei dice che ben ha fatto Burlando ad aprire un reparto nuovo dopo la morte del padre. Non nego che sia una cosa che gli fa onore, ma quanti cittadini, alle prese con la malasanità ligure, con un congiunto ricoverato in reparti fatiscenti, avrebbe avuto la possibilità di «imporre» o «perorare» la causa del potenziamento di tale reparto? Che potere che il cittadino comune? E magari non esistevano altri reparti che avrebbero avuto più o altrettanta urgenza di quello di Foniatria? Ecco, vorremmo un centrodestra diverso, progettuale, che sapesse fare della propria «diversità» un valore propositivo, capace sia di assistere un degente nel modo migliore come di scegliere un presidente di Authority con criteri meritocratici forse la nostra democrazia sarebbe allora sulla «via della guarigione» e non perennemente ricoverata nel reparto «lungodegenti».
Con stima.
Riccardo Fucile
Destra di popolo
Noi non siamo stati sdoganati
Molto spesso, sentiamo parlare di sdoganamento e ancor peggio quando viene usata la parola ghetto, o addirittura fogne. Parole che inducono noi, Movimento nazional sociale e l’intera famiglia di confederati, a chiarire tale situazione portando a conoscenza, ad una parte di italiani, ma in particolar modo, a quella parte di politici che vanno in televisione, davanti ad un attento pubblico, solo per dire quel poco che sanno, la loro pochezza viene dimostrata, spesso e volentieri quando trovandosi in difficoltà politica, giocano di sponda, riparandosi dietro la parola «fascisti», oppure usando il solito frasario «siete rimasti troppo indietro», mettendo in ballo il ventennio, come dice spesso la Rosy Bindi. Oppure la recente risposta data dall’onorevole Bondi all’on. Fini, dicendo che dovrebbe solo ringraziare Berlusconi per averlo tirato fuori dal ghetto. Invece di attaccarlo continuamente come sta facendo in questo periodo. Al di là di quanto stiamo riscontrando, in questi ultimi giorni, di continui attacchi a vicenda tra stretti parenti di percorso politico. Noi confederati, abituati a lavare i panni sporchi in casa propria e rispettare le regole pattuite, certi sintomi di nervosismo non ci stupiscono, e non ci toccano. Motivo il quale vorremmo chiarire tante inesatte dicerie da parte di qualcuno che cerca di coinvolgerci, facendone di tutta l’erba un fascio, quando parlano di ghetto e sdoganamento, anche se un solo fascio, per noi potrebbe anche andare più che bene. Detto questo ci sentiamo orgogliosi di esser rimasti in quel cosiddetto ghetto, e poter dire al popolo italiano che a noi non ci sdogana nessuno. Come vede, on. Bondi noi siamo quelli che non devono ringraziare nessuno, si rivolga all’altra sponda, quella lasciata a Fiuggi. Noi ringraziamo solo coloro, che ogni tanto si ricordano nelle loro apparizioni televisive, che dandoci del fascista fanno capire che ci siamo anche noi, è un omaggio che ci fanno, in quanto da soli non possiamo chiamarci, l’ultima volta, è stato a Fiuggi, quando missini e fascisti, ci siamo chiamati fuori, dalla neonata An mettendo in crisi, una grande famiglia, che oggi, con la crescita troncata, potevamo rappresentare un buon 18% e uscire dal ghetto a testa alta, senza ringraziamenti a nessuno. Molto più decoroso di qualcuno, che da ex sindaco comunista è approdato nelle fila di Forza Italia. L’unico che dovrebbe ringraziare qualcuno.
M.N.S.

Basta stampelle al governo
Egregio Sig. Direttore, nella mia qualità di abituale lettore del «Giornale» noto per la mia «scorrettezza politica» evidentemente contrario alla «casta», tanto più se «trasversale» avevo osato inviare una lettera al Direttore con la quale, pur indipendente di destra e recentemente impegnato nelle elezioni amministrative per il Comune, manifestavo i miei dubbi e le mia perplessità circa la mossa di Silvio Berlusconi. Mi domandavo e mi domando: riuscirà o, in veste di «inciucione» si tradurrà nell’ennesimo «stampellamento» di un Governo cui tutti, o quasi, i cittadini vorrebbero staccare la spina? La domanda, a mio avviso, è legittima, in quanto Veltroni, pur indubbiamente accorto, è pur sempre segretario di uno dei tentacoli del movimento comunista (ex?).

Meglio non parlare del condono, ampiamente trasversale, e delle varie «lobby, radical chic» che rivesta in modo non secondario il desiderio non secondario il desiderio non proprio «ideale» e «popolare» di arrivare comunque al fatidico ottobre? Voce al popolo, amici!
Mario Sossi
(vittima del terrorismo)

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