Negozi «sfrattati» dal caro-affitti In centro molla anche McDonald’s

Chi cerca di addolcire il cupo pensiero del rientro pregustandosi l’hamburger che divorerà a pranzo mentre guarda dalle vetrine il traffico di piazza Cordusio si prepari a inghiottire un boccone amaro. Mc Donald’s di piazza Cordusio non esiste più. Vi consolerete con la pizza profumata di Garbagnati? Asciugate l’acquolina. Non lo troverete più in via Hugo. Colpa degli affitti raddoppiati che hanno reso impossibile per la multinazionale dell’hamburger così come per il panificio storico di continuare ad alzare la saracinesca. Il canone raddoppiato non se l’aspettava nemmeno il titolare del panificio che aveva appena ristrutturato il locale.
Il caro affitto e la crisi stanno cambiando non solo la vita dei milanesi, ma anche la fisionomia della città. I piccoli negozi, gli alimentari, le botteghe artigiane, lavanderie, sartorie, piccole attività in centro chiudono e vengono sostituiti da catene di abbigliamento oppure si trasferiscono in periferia. In alcune strade più dinamiche come corso san Gottardo, invece, le insegne cambiano così velocemente che non si fa nemmeno in tempo ad accorgersene.
«Negli ultimi due anni in centro i canoni di locazione sono aumentati del 30% - spiega Giorgio Montingelli dell’Unione del Commercio - tanto che ormai toccano i 1500 euro al metro quadro l’anno, arrivando a 3mila in corso vittorio Emanuele. Quando i contratti, che spesso durano 12 anni, scadono i proprietari degli immobili li rinnovano alzandoli in maniera sproporzionata, senza tenere contro dell’incremento Istat che grava anno dopo anno sul locatario. Ecco quindi che gli unici che riescono a resistere sono le grandi catene di abbigliamento, i flag shop, che hanno meno spese ed enormi fatturati». Il rischio è che il cuore della città perda la sua fisionomia e diventi un enorme centro commerciale. La colpa, secondo Montingelli, è da imputare in parte al mercato impazzito degli affitti, dall’altro alla mancata programmazione urbanistica da parte dell’amministrazione. «Ecco allora che Confcommercio sta cercando di far pressione sul governo perché metta un freno agli aumenti indiscriminati degli affitti» spiega ancora Montingelli.
Per Lino Stoppani di Peck, presidente della Federazione italiana pubblici esercizi sono tre i problemi dei negozianti del centro: «La crisi, che costringe a ridurre i rincari sulla merce, rendendo insostenibili le spese di affitto e personale. Secondo le doti gestionali ovvero la capacità di innovarsi, garantire qualità ed essere contemporaneamente attraenti per il cliente. Infatti in centro ci sono negozi che chiudono ma anche negozi che resistono. Infine - conclude Stoppani - la desertificazione del centro, che dipende anche dalla difficoltà a raggiungerlo in auto».
L’assessore alle attività produttive Giovanni Terzi ha una visione più positiva: «Milano è un’oasi felice rispetto a tante altre città italiane» premette e ricorda gli aiuti alle botteghe storiche e gli incentivi per le ristrutturazioni da parte di palazzo Marino.

«Il sostegno da parte nostra è una goccia nel mare se parallelamente non interviene il governo con interventi strutturali come la revisione degli studi di settore e la riduzione, o addirittura il taglio dell’Irpef. Certo anche la detassazione delle tredicesime aiuterebbe l’economia».

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