Nei centri sociali dove la legge non conta

Prime perquisizioni in città e nell’hinterland dopo le devastazioni di Roma. Sequestrati anche spray urticanti e fionde - strumenti apparentemente di limitata pericolosità che diventano armi efficaci nella guerriglia urbana. Sotto la lente degli inquirenti l’area anarco-insurrezionalista e la «Bottiglieria». I «bottiglieri», dopo lo sgombero dalla sede storica, da via Savona, da via Giannone e dall’ex piscina comunale di via Botta ora sono senza sede. Secondo i calcoli degli investigatori almeno una ventina di loro ha partecipato materialmente agli scontri. Ora si tratta di individuarli. Per questo oltre alle perquisizioni, carabinieri e polizia stanno visionando i filmati degli incidenti nella speranza di riconoscere qualche volto noto. Tutto da provare il collegamento dei violenti con soggetti organizzati attivi in città. Il mondo dei centri sociali e dell’antagonismo, nell’occhio del ciclone, è una realtà sfaccettata: va dai vecchi arnesi della lotta armata ai «riformisti», dagli squatter a studentelli-figli di papà. Occupa sedi abusive e promuove l’uso della cannabis. Iniziative all’insegna dell’illegalità.

Intanto, mentre il Comune lavora alla soluzione politica per il Leoncavallo, un centro simbolo ora «imborghesito», il centrodestra chiede con sempre più forza la chiusura dei centri abusivi. Il presidente del Consiglio comunale Basilio Rizzo, intanto, si dice pronto ad aprire il Comune agli indignados per un «dialogo» se sceglieranno l’opzione della non-violenza.

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