Cronaca locale

Nei negozi milanesi la lira è ancora di moda

Laura Sonzogni

Se ne è andata più di quattro anni fa ma qualche traccia resta: in quella vecchia borsa finita in fondo al cassetto, nella giacca che non vedeva la luce da un paio di stagioni, tra le pagine del romanzo sgualcito caduto dietro la libreria. La lira resiste nel cuore e nelle case dei milanesi che, a malincuore, possono dirle addio in cambio di una fetta di parmigiano o di due etti di fettuccine fresche. In città, infatti, si trovano ancora negozi dove si può pagare con la vecchia moneta. «Qui si accetta ancora la lira» dice il cartello esposto nella vetrina dei quattro alimentari «La Scelta» in Giambellino, Stazione Centrale, via Plinio e via Padova. «In media raccogliamo più di cinque milioni di vecchie lire ogni due mesi -spiega il titolare Gianluca Colleoni, che gestisce l’attività con il padre Ernesto-. Sono ancora molti i clienti che trovano lire in giro per casa, magari durante un trasloco o per un semplice cambio di stagione». Sul cartellino di tutti i prodotti, vige ancora il doppio prezzo. Così i più nostalgici o i moltissimi che ancora non hanno abbandonato l’abitudine di ricalcolare il prezzo in lire hanno vita più semplice. Il taleggio? 11.900 lire al chilo. Le bistecche tenere? 14.500. E così via. Samuela tiene in cassa un preziosissimo euroconvertitore. A lei il compito di recarsi in Banca d’Italia, ogni due mesi circa, per cambiare le lire in euro. Sempre lei a raccogliere le bizzarre testimonianze della clientela: «Una signora ha ritrovato una busta con 600mila lire - racconta -. Erano le mance della Cresima del figlio». Qualche inconveniente non manca. Ad esempio all’occhio, ormai abituato all’euro, ogni tanto qualcosa sfugge: «La settimana scorsa nell’altro negozio ci hanno rifilato un 50mila falso». In compenso, però, «La Scelta» ha acquistato qualche cliente grazie al passaparola sui negozi che non hanno mandato in pensione il vecchio conio. Fuori Milano, ci sono i negozi di scarpe di Marco Pizzi. Al Top di Ozzero, il punto vendita più grande, il volume d’affari in lire è di circa cinque milioni ogni due mesi. «Ne raccogliamo soprattutto durante il fine settimana - dice Maurizia, impiegata del negozio-. Sono le persone anziane a trovarne un po’ dappertutto». Qui però, già da un pò di tempo, il doppio prezzo non esiste più.

Una separazione graduale per gli «inconsolabili della lira», prima del divorzio definitivo nel 2012.

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