Nel ’71 il primo sì delle Camere Quasi 40 anni tra sogni e stop

L’idea fu accantonata, poi si pensò a un tunnel e persino a un tubo flottante. Il progetto di massima arrivò solo nel 1992

da Roma

Nel 1971 la televisione era ancora in bianco e nero. Al cinema gli italiani si dividevano fra «Sacco e Vanzetti» e «Il merlo maschio». Naomi Campbell aveva un anno. A Palazzo Chigi sedeva Emilio Colombo. Il 17 dicembre il Parlamento approvava la realizzazione di «un’opera strategica per il Paese»: il collegamento stabile fra Reggio Calabria e Messina. Il prodromo del Ponte.
Un sogno che, fra alti e bassi, prosegue da 37 anni; e che potrebbe materializzarsi fra 48 mesi. Secondo Pietro Ciucci, infatti, i cantieri per il Ponte potrebbero essere aperti nel 2010, per rendere operativo il collegamento nel 2016.
Per il momento, l’unico che c’è riuscito materialmente a unire le due sponde dello Stretto è stato Lucio Cecilio Metello. Era il 250 avanti Cristo. Secondo Strabone, per portare in Continente gli elefanti sottratti ad Asdrubale nella battaglia di Palermo, Metello costruì una gigantesca passerella galleggiante, impiegando migliaia di botti legate in coppia e sovrastate da una passerella a cui erano collegati robusti parapetti per evitare che gli animali cadessero in acqua.
Per dieci anni, dal 1971 al 1981, il «collegamento» dello Stretto è surclassato dall’austerity e dagli anni di piombo. Poi, Nicolazzi e De Michelis (il primo ai Lavori pubblici, il secondo alle Partecipazioni statali) fanno nascere la società Stretto di Messina. La mettono in capo all’Iri. Aveva il compito di studiare la realizzazione di un collegamento stabile, viario e ferroviario, fra Sicilia e Calabria.
Nell’85 la società ottiene la concessione dal governo. E partono gli studi su «come» realizzare il collegamento. Tre le soluzioni individuate: tunnel sotto il mare; tubo flottante a mezz’acqua; il ponte. Esclusi per impossibilità pratica tunnel e tubo, viene scelto il ponte. Inizialmente si pensa di farlo con un pilone al centro dello Stretto. Il pilone, però, verrebbe piazzato proprio sopra la faglia tettonica dello Stretto; la stessa che, muovendosi, produsse il terremoto di Messina del 1908. Così nasce l’idea della campata unica, pensata da un architetto inglese.
Nel 1992, la società Stretto di Messina presenta il progetto di massima. Dopo due anni, Anas e Fs danno il via libera. Nell’ottobre del ’97, arriva anche il sì del Consiglio superiore dei Lavori pubblici. Dopo dieci mesi, il progetto va al Cipe. Il comitato interministeriale chiede un supplemento di istruttoria: tecnica ed economica. Vengono nominati due advisor che consegnano i loro rapporti nel 2001 e nel 2001.
Il 13 maggio del 2001, Berlusconi vince le elezioni. A dicembre viene varata la Legge obbiettivo, nella quale il Ponte diventa «opera prioritaria». Nel 2002 riparte il progetto. Nel frattempo l’Iri viene assorbita da Fintecna, e con essa la Società dello Stretto (ora è controllata dall’Anas). Nuove riunioni al Cipe. In una di queste, dietro insistenza dei gruppi ecologisti, viene chiesto uno studio di approfondimento. Serve a dimostrare se l’ombra del Ponte può o meno dare fastidio ai pesci. Accertato che non dà fastidio, gli ambientalisti chiedono un’altra perizia. Il Ponte potrebbe interferire con il flusso migratorio dei volatili. La tesi è la seguente: i flussi migratori avvengono di notte, gli uccelli di notte potrebbero andare a sbattere contro il Ponte.
Per la perizia viene chiamata una società svizzera: l’unica al mondo che ha macchine adatte a monitorare i voli notturni degli uccelli. Anche in questo caso, viene accertato che non ci sono problemi, come per i pesci, anche per i volatili.
Partono, quindi, le gare. La base d’asta per l’appalto è di 4,4 miliardi di euro. Astaldi offre 4 miliardi. Impregilo, 3,9. Astaldi fa ricorso. Altri mesi di lungaggini burocratiche, e ai primi mesi del 2006, viene affidato l’appalto a Impregilo.

Nell’aprile del 2006 Berlusconi perde le elezioni. E Prodi blocca l’operazione. Nell’aprile del 2008, Berlusconi rivince le elezioni. E il Ponte sullo Stretto riparte. Nelle case i televisori sono al plasma. E al cinema c’è «Gomorra».

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