Nel bar delle cosche la sede delle associazioni

MALAVITA Il locale di via Bramante era il punto di ritrovo dei clan criminali

La prima pietra verrà messa oggi, nel giorno della memoria delle vittime delle attività criminali e della lotta alle mafie. «Abbiamo scelto una data simbolica per la posa del primo mattone. I lavori iniziano». Buccinasco, via Bramante. Qui per l’ex pizzeria «Bar Trevi», il sindaco della cittadina, Loris Cereda ha in mente grandi progetti. Di riqualificazione e di ristrutturazione per trasformare quello che un tempo era il ritrovo dei clan della ’ndrangheta in un centro poli-associativo. Dalla Regione sono già pronti 125mila euro per ristrutturare il locale e per metterci dentro un’associazione ambientalista, una animalista, una per i portatori di handicap e una per l’integrazione. «In più ci sarà una cooperativa che insieme a Libera gestirà i prodotti alimentari provenienti dai terreni confiscati alle mafie», continua Cereda. Un progetto simbolico, insomma. Che a dire la verità non è nemmeno il primo. «Ho già fatto un asilo, una casa per i carabinieri e una per i vigili del fuoco terremotati dell’Abruzzo». Sempre con i beni confiscati dalle forze dell’ordine alla criminalità organizzata.
E però, proprio sull’ultima idea di Cereda, quella dell’ex pizzeria la sinistra si era opposta. «Loro avevano progettato di fare una pizzeria sociale. Ma io avevo dei dubbi su questo progetto e quando vinsi le lezioni mi dissero che avrei dovuto portarlo avanti». Poi le accuse: Cereda paga il conto alla ’ndrangheta che gli ha portato i voti. «Nel giro di due anni, mi avevano lasciato sette immobili sequestrati che non erano stati in grado di gestire».
Ricorda Cereda, quando il primo pentito della ’ndrangheta, Saverio Morabito iniziò a collaborare con la giustizia raccontando i fatti di sangue, di droga e degli equilibri interni della malavita che avevano come punto di riferimento il Nord. Cesano, Corsico, Trezzano e Buccinasco appunto. «Le famiglie si erano insediate qui anche per i soggiorni obbligati. E hanno trovato la manodopera, lavoratori che venivano dal sud. Una piccola percentuale veniva usata per manovalanza criminale». Avevano iniziato con i sequestri, e l’organizzazione a delinquere aveva una struttura molto efficiente e complessa. C’era chi si occupava di selezionare la vittime e di organizzare il rapimento e chi faceva le trattative con i parenti. Poi, hanno deciso di passare alla cocaina e all’eroina. «Il “Bar Trevi“ era il loro punto di ritrovo.

Ha presente il film “C’era un volta in America“ dove i criminali scelgono un luogo per le loro riunioni? Era un po’ così, gestito da un prestanome legato alla famiglia Sergio - Papalia». E pensare che adesso lì, sorgerà un centro per le associazioni.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica