Nel braccio di ferro tra ultrà e Lazio ci rimette la Polverini

RomaUrne & Ultrà: una miscela infiammabile e pericolosissima che sta scuotendo il Palazzo romano. Sì, perché la crisi della Lazio, a un passo dal baratro, rischia di trascinare in serie B pure Polverini e compagnia bella. Nella testa dei supporter biancocelesti, furenti per il flop della loro squadra oggi terz’ultima, frulla l’equazione: «La destra ce l’ha messo, la destra ce lo tolga dai piedi». Ce l’hanno con Claudio Lotito, il presidente, soprannominato Claudio Lotirchio. Lui, il «mister Mocio Vileda» che con le sue imprese di pulizie lucida mezza Roma ma non solo, ha ormai appiccicato addosso l’adesivo «amico di Storace» e quindi la vendetta ultrà potrebbe consumarsi in cabina elettorale e fare un sacco male al Pdl. «Se ci mettiamo tutti d’accordo e sulla scheda ci scriviamo “Lotito vattene” capiranno che con noi non si scherza», si sfogano in queste ore i tifosi imbestialiti. Una bella grana perché un conto è mettere a ferro e a fuoco il centro sportivo biancazzurro di Formello, un altro è boicottare le urne alle prossime regionali. Polverini avvertita e Bonino esultante: «È una bella notizia: grazie mille, sono molto riconoscente». In effetti, sondaggi alla mano, tra Polverini e Bonino sarebbe un testa a testa: togli alla prima dai 50 agli 80mila voti e sono guai. Dal punto di vista mediatico un bel autogol per il Pdl e vallo a spiegare che Lotito fa soldi a palate perché ha vinto appalti anche prima e dopo l’era Storace. Non solo: Lotito ha sempre detto che «io i meglio affari li ho fatti quando in Regione c’era Piero Badaloni (centrosinistra, ndr)».
Ma tant’è. Così il centrodestra ha scaldato i muscoli ed è sceso in campo: tutti schierati in difesa, ovviamente. Il sindaco Gianni Alemanno è partito con un pressing micidiale: «Ognuno ha i suoi ruoli ma farò di tutto perché si responsabilizzino gli amministratori della Lazio per abbandonare lo spettro della retrocessione che sarebbe inaccettabile. In-ac-cet-ta-bi-le». Poi è andato in soccorso della povera candidata Renata: «Comunque la Polverini ha una storia a sé, è espressione di una maggioranza di cui Storace è solo una minima parte». Meno chiara la partita di un altro supertifoso biancoceleste, il presidente della Camera Gianfranco Fini. Per alcuni organi di stampa sarebbe stato proprio lui a cercare di convincere il tecnico dell’Hajduk Spalato, Edy Reja, a mollare la panchina croata per accettare quella laziale. «Notizie destituite di qualsiasi fondamento», giurava ieri il portavoce del capo di Montecitorio.
E lui, Storace? Quello che sedeva sulla poltrona di governatore quando Lotito divenne patron della Lazio? Pure lui cerca di spazzare via i palloni più pericolosi e a chi gli rinfaccia qualche responsabilità risponde: «Nel 2004 la Lazio stava fallendo e noi ci limitammo a confermare alla Banca di Roma che Lotito vantava crediti nei confronti della Regione. Tutto qua». Ma il leader della Destra va oltre: «Lotito se conti ti coccola altrimenti no. Che se ne deve andare l’ho già detto diverse volte». E ancora: «Noi due amici? Macché: se ci dovessimo incontrare per strada al massimo ci saluteremmo».

Altra chicca: Storace, tifoso de la maggica, ha recentemente ricordato: «Io Lotito l’ho conosciuto allo stadio, in tribuna vip, ma durante le partite della Roma. Io credevo che lui fosse romanista: esultava, esultava quando mi vedeva. M’ha fatto fesso...». Salvataggio in corner o meno, la politica sembra andata nel pallone.

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