Israele seguita a sognare la pace, ma con cautela, e teme alquanto i passi falsi. È questa la prima conclusione che possiamo trarre dalle proiezioni che danno la vittoria a Kadima, ma in un testa a testa tale con Netanyahu, che si potrebbe dire che ambedue hanno vinto le elezioni. Adesso Peres non ha davvero un compito facile nel conferire lincarico di governo, che in Israele si dà a chi ha più possibilità di formare una coalizione. E una coalizione di destra oggi conterebbe 63 seggi contro 57.
Con un graffio finale da grande tigre, porta a porta, telefonata dopo telefonata, macinando chilometri e sforzandosi di spremere la sua scarsa giovialità, Tzipi Livni ha strappato per due punti la vittoria a Bibi Netanyahu. E Bibi, investito dalla sfortuna di trovarsi appiccicata addosso la destra fondamentalista di Feiglin e poi di vedersi contendere i voti da Lieberman, adesso deve inghiottire una sconfitta inaspettata, se si pensa che solo un mese fa aveva almeno cinque punti in più. Lieberman, il concorrente novità, considerato di estrema destra, prende 14 seggi, un numero che ne fa lago della bilancia, ma con minore forza del previsto. Barak con 13 seggi registra un insuccesso, ma riporta laltalena in equilibrio, e così accade con Shas a destra, 9 seggi, e con i 5 del Meretz, di estrema sinistra.
Le componenti della vittoria della Livni sono legate prima di tutto al fatto di essersi posta al centro del panorama, ottendo così consensi a destra e a sinistra, per la pace e contro il terrorismo; in secondo luogo, la Livni è un personaggio pulito rispetto alle marea di avvisi di garanzia che fluttuano sul mondo politico israeliano; poi, si è legata alla speranza, testimoniata da anni di indagini sullaspirazione alla pace, che si possa trovare una soluzione al conflitto israelo-palestinese; lha aiutata il sostegno femminile a una candidata colta, intelligente, e anche dura col nemico; e infine ha pesato la preoccupazione che Netanyahu non sarebbe andato daccordo con la nuova amministrazione di Barack Obama, che spingerà verso una road map consueta, terra in cambio di pace. Netanyahu ieri notte ha ripetuto che nonostante tutto sarà lui il prossimo primo ministro. Affermazione basata sul fatto che la destra è comunque cresciuta moltissimo in risposta alla minaccia nucleare iraniana. È presto per capire se il risultato sia positivo per il futuro del Medio Oriente. Esso è destinato in prima istanza a rallegrare coloro che immaginano che la destra sia una disgrazia per la pace nonostante la performance di Sharon con Gaza e anche di Netnayhau a Wye Plantation, e a restituire legittimità a Israele dopo la guerra. Ma i due maggiori contendenti, nonostante la vittoria di Livni, sono talmente vicini da non potere fare a meno luno dellaltro. Kadima deve tenere conto del grande, oggettivo bisogno di Israele di sentirsi difesa dai pericoli che la circondano e il Likud, per converso, se Netanyahu divenisse il nuovo premier si troverebbe di fronte unopposizione portatrice di unaspirazione immediata alla pace.
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