I politici ci saranno ma nessuno di loro parlerà al microfono, come già concordato nei giorni scorsi con lAnpi e gli organizzatori. «Siamo a 21 giorni dal voto, non è il caso di fare campagna elettorale». Il sindaco Letizia Moratti sarà presente sul palco della cerimonia ufficiale ma, come richiesto dai partigiani ai candidati sindaco, non prenderà la parola. Sarà presente alle 16 in piazza Duomo, allarrivo del corteo.
In mattinata la Moratti seguirà la sua canonica agenda del 25 aprile e sarà presente agli appuntamenti ufficiali, tra cui la deposizione delle corone a Palazzo Marino. Andrà poi alla Loggia dei Mercanti davanti al Sacrario dei caduti per la libertà e in piazza SantAmbrogio davanti al Sacrario dei Caduti di tutte le Guerre per un momento di commemorazione.
Questanno il sindaco ha espresso anche un desiderio: portare omaggio alla lapide di Antonio Greppi, il primo sindaco di Milano dopo la Liberazione. Greppi, originario di Angera, in provincia di Varese, rimase in carica fino al 1951 e morì nel 1982. Fu il «sindaco della ricostruzione». E mai come questanno, in cui si celebrano pure i 150 anni dellUnità dItalia, è bene ricordare una figura che è sinonimo di unione e che sprona a superare qualsiasi divisione. Tantè vero che Greppi, spesso e volentieri, è finito anche nei discorsi dello sfidante della Moratti Giuliano Pisapia e di Vendola. Il candidato Pdl ha voluto «mettere il cappello», o almeno ci ha provato, su concetti non suoi. Greppi è stato infatti ricordato come il sindaco che, prima ancora delle case e delle strade, volle che fosse ricostruita la Scala, perché «non cè libertà dove non cè cultura». Pisapia si è affidato alle citazioni di Greppi anche durante il suo unico faccia a afaccia con la Moratti e Palmeri davanti alla platea di scout. «I miei punti di riferimento - aveva detto - sono il sindaco della ricostruzione di Milano, Antonio Greppi, e il cardinale Martini. Cè una frase del sindaco, che ho fatto mia: è che i poveri hanno fretta». Ora sarà la Moratti a richiamare la sua memoria.
Prevalgono ovunque gli appelli ad una festa che serva a riportare il clima politico in un ambito più tranquillo e sereno.
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