Nel Lambro con il gommone tra petrolio, fango e miasmi

PREVISIONE Per i tecnici ci vorranno anni per ricreare l’ecosistema. I liquami si depositano anche sui fondali

Nel Lambro con il gommone tra petrolio, fango e miasmi

C’è un odore di gasolio che appiccica in gola e non lascia respirare lungo le rive del fiume. Bastano pochi minuti per accorgersi e passeggiare qui è come fare un aerosol di petrolio. L’onda nera che martedì mattina ha invaso il Lambro, si è lasciata alle spalle uno strascico di miasmi, patine oleose che luccicano a filo dell’acqua e uno stuolo di operatori che danno l’anima per tentare di salvare l’ecosistema di questo parco. Ci sono tutti, quelli della protezione civile, i naturalisti, i tecnici e ieri mattina all’alba i rinforzi da Perugia con gli hovercraft per monitorare il corso del fiume. Mentre un altro contingente è già partito da Ponte Lambro fino al Po per filmare tutto il percorso delle acque e segnalare sacche di gasolio nei canneti e le eventuali erosioni. Consegneranno tutto all’Arpa non appena finita la perlustrazione, in attesa di avere poi i risultati.
«Ci vorranno anni prima che tutto torni come prima - dice uno dei responsabili della Protezione civile, Matteo Passoni -. L’olio si deposita sul fondo e crea un danno per la flora e la fauna». Poco più avanti, in una piccola roggia, due ragazzi hanno le gambe immerse fino al ginocchio nell’acqua nera e puzzolente. Sollevano il terreno e prelevano quello che si è depositato sul fondo. «Sono macroinvertebrati in grado di farci capire in che stato è l’acqua. Stiamo cercando di capire quali potrebbero essere i danni nel tempo». Già, perché una volta passata l’onda nera, rimane il resto. Che vuol dire anni di lavoro per pulire il Lambro svaniti in una sola notte, quella di lunedì quando qualcuno ha aperto le cisterne della Lombarda Petroli a Villasanta e ha riversato dieci milioni di petrolio e gasolio combustibile in acqua. Poi ci sono anche tutti gli altri danni che comporta un disastro ambientale di queste proporzioni. «Se questa macchia arriva al mare Adriatico, sarà una tragedia - dice il responsabile del servizio disinfestazione Usl 2 di Perugia, Alessandro Di Giulio -. Già me li vedo i tour operator che punteranno su altre destinazioni quest’estate. È vero che manca ancora un po’ di tempo, però...». Lungo il fiume hanno messo dei salvagenti giganti che in teoria dovrebbero assorbire i liquami e il materiale portato dalla corrente. E per fortuna, in questi giorni è molto forte e aiuta a portare via le macchie di olio, mentre in cima, dove è più debole, accanto agli argini ci sono ancora le bolle nere di petrolio. «C’è una pellicola che corre sopra che impedisce il passaggio dell’ossigeno - spiega Dante Spinelli, coordinatore del centro tecnico naturalistico del Parco regionale Valle Lambro -. Ma a distanza di cento ore, la sorpresa è aver trovato ancora i pesci vivi e in buono stato. Noi li davamo biologicamente per morti».


Sugli alberi accanto al fiume, i cartelli indicano che l’acqua è contaminata e impongono il divieto assoluto di qualsiasi impiego. Intorno al parco, qualcuno ha il coraggio di correre. «Ma perché non hanno vietato l’accesso? Questa ormai è una camera a gas».

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