Roma

Nel Lazio record di nascite, troppi cesarei

La prima nascita nella nuova e modernissima sala parto del policlinico è di un bambino di genitori egiziani

Duccio Pasqua

Il cielo del Lazio è affollato di cicogne. Sono quasi dieci i nuovi nati ogni mille abitanti e molti di loro sono stranieri. A Roma e nel resto della regione lo scorso anno sono nati 50.833 bambini, soprattutto maschi, e per questo il Lazio si è classificato al terzo posto in Italia per numero assoluto di neonati e al quinto posto per il tasso di natalità.
C’è anche una cattiva notizia, e riguarda i cesarei, che sono troppi e non sempre necessari: ben 38 parti su cento vengono effettuati con questo tipo di intervento.
Queste e altre informazioni sono state diffuse a Roma, nel corso dell’82° congresso nazionale della Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo). «È necessario valutare con attenzione l’eccessivo ricorso al taglio cesareo - spiega Massimo Moscarini, presidente del congresso - perché un parto non spontaneo, se non ce ne sono i presupposti medici, è un rischio per la mamma e per il bambino. Il parto ideale che mette d’accordo le ansie delle madri con una misurata medicalizzazione dell’evento esiste, e si chiama parto naturalmente assistito». Partorire senza dolore, gratuitamente, anche nel Lazio, non è un’utopia. Lo prevede un recente disegno di legge sulla maternità, preparato dal ministro Livia Turco. Per ora, purtroppo, il sogno si scontra ancora con una realtà ben diversa.
Tornando alle notizie più liete e ai dati sulla natalità, secondo le cifre Istat e il rapporto «Le nascite nel Lazio - anno 2003» dell’Agenzia di sanità pubblica Regione Lazio, la provincia con il tasso più alto è quella di Roma (10 nati ogni mille abitanti), mentre il fanalino di coda è Viterbo con 7,7 nati ogni mille abitanti. Nel centro Italia, e quindi anche nel Lazio, 11 neonati su cento hanno genitori stranieri, e proprio grazie alla loro presenza il tasso di fecondità è aumentato del 19 per cento. Da metà degli anni Novanta il costante decremento di natalità e fecondità sembra essersi arrestato, anche in virtù della crescita del fenomeno migratorio.
Le donne laziali aspettano in media i 31 anni prima di diventare mamme e cresce la percentuale delle mamme over 34. Il numero medio di figli per ogni donna è di poco superiore a uno. Le statistiche dicono anche che a Roma e nelle altre province della regione le donne vivono una gravidanza informata ma anche medicalizzata. C’è più informazione che nel resto d’Italia e, su 100 donne in gravidanza, 91 conoscono la possibilità di ricorrere alla diagnosi prenatale.
Il 40 per cento delle mamme frequenta corsi pre-parto, e aumenta il numero di papà, ben 68 su cento, che decidono di entrare in sala parto e di non aspettare il lieto evento in sala d’attesa. In inverno ci sono meno nascite rispetto agli altri mesi dell’anno.
I valori più bassi si registrano in particolare a novembre e a marzo, mentre il picco si ha a maggio e settembre.

Nel 2003 il minimo storico si è registrato il 23 marzo (78 nati), il massimo il 6 maggio (197 nati) e il 19 settembre (194).

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