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Nel mirino pure la villa di Lunardi, venne ristrutturata da Anemone

Da un ministro a un ex ministro. Dopo Scajola la scatenatissima guardia di finanza sta facendo le pulci alla ristrutturazione della depandance della casa di campagna dell’ex ministro Pietro Lunardi in provincia di Parma, per l’esattezza a Basilicanuova

di Gian Marco Chiocci e Massimo Malpica

Da un ministro a un ex ministro. Dopo Scajola la scatenatissima guardia di finanza sta facendo le pulci alla ristrutturazione della depandance della casa di campagna dell’ex ministro Pietro Lunardi in provincia di Parma, per l’esattezza a Basilicanuova. I baschi verdi stanno cercando riscontri al pagamento (per un ammontare che oscilla fra le 100 e le 150mila euro) dei lavori affidati nel 2005 all’impresa di Diego Anemone, che sarebbe stato presentato all’ex ministro da Angelo Balducci, nominato proprio da Lunardi al consigliod ei lavori pubblici. La Gdf si sarebbe messa sulle tracce di alcuni appalti «arrivati» per vie traverse all’impresa di Anemone, ed anche su un appartamento sempre di Lunardi in vicolo Valdina, nel centro di Roma, comprato da un ente del Vaticano «raccomandato» da Balducci, che si sarebbe avvalso, anche qui come per Scajola, della collaborazione dell’architetto Zampolini. Altro link che sembra interessare le fiamme gialle, il rapporto con Anenome per l’acquisto di alcuni terreni adiacenti lo Sport Village, il famoso centro sportivo noto per i massaggi a Bertolaso.
E veniamo a Scajola. Il legame tra la casa acquistata a Roma dal ministro e l’inchiesta perugina sul G8 sono ottanta assegni circolari. Quelli che il ministro avrebbe, secondo il teorema degli inquirenti, ricevuto dall’architetto Angelo Zampolini, legato all’imprenditore Diego Anemone, proprio per comprarsi l’appartamento. Zampolini li avrebbe ottenuti dalla banca dietro versamento di 900mila euro in contanti, che secondo i magistrati avrebbe ricevuto da Anemone. Ma il notaio che certificò la compravendita di quella casa, interrogato, sostiene di non aver mai visto passare di mano quella cifra tra Scajola e la parte venditrice. Conferma, insomma, che la somma pagata fosse quella registrata, circa 600mila euro, come dice anche Scajola al Giornale.
A interrogare il notaio, che si chiama Napoleone, è lo stesso nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Roma che ha curato l’informativa per conto della procura di Perugia, scavando sia sulla compravendita dell’appartamento di Scajola che su altre operazioni immobiliari che per i magistrati sarebbero riferibili ad Anemone. E gli uomini della finanza hanno anche interrogato, il 23 marzo, Beatrice e Barbara Papa, che vendettero la casa a Scajola e alle quali erano stati intestati gli assegni circolari «sospetti». A differenza del notaio le due donne «hanno in sintesi dichiarato di riconoscere gli assegni in parola, nonché la girata delle stesse effettuata per il versamento in banca, e che gli stessi furono consegnati loro dal ministro Claudio Scajola all’atto della vendita, nel 2004», atto appunto «redatto dal notaio Napoleone». Sempre a verbale, le due donne dichiarano «che l’importo complessivo della vendita fu di euro 1.700.000, diviso tra loro in parti uguali, in parte pagato in contanti». Sempre le fiamme gialle annotano che proprio il ministero dello Sviluppo economico aveva chiesto, a fine marzo, notizie sulle «irregolarità eventualmente accertate a carico» di due società fiduciarie, la Stube e la Fidear, legate ad Anemone e a Balducci.
Il filone di indagine che ora lambisce Scajola è quindi relativo agli accertamenti patrimoniali su Anemone, uno dei protagonisti assoluti dell’inchiesta sugli appalti del G8. L’indagine (ora a Perugia per il coinvolgimento di un magistrato romano, Achille Toro) nasce sull’asse Firenze-Roma. Nella capitale c’è il filone sugli appalti per i mondiali di nuoto dello scorso anno. Al centro dell’attenzione degli inquirenti, in particolare, i permessi concessi a una serie di circoli sportivi per ampliare o costruire piscine e strutture di appoggio alla manifestazione sportiva, che era nell’elenco dei «grandi eventi». A Firenze, invece, si arriva a indagare sui grandi eventi partendo da intercettazioni che riguardavano la contrastata vicenda dei cantieri fiorentini dell’area di Castello, con indagati nella amministrazione comunale del capoluogo toscano. Da qui, però, la rete di ascolto porta alla gara d’appalto per il nuovo auditorium (opera prevista nell’ambito del «grande evento» dei 150 anni dell’Unità d’Italia) e per la costruzione della scuola marescialli dell’Arma.
Il passo successivo porta ai cantieri della Maddalena, che avrebbero dovuto ospitare il G8.

È da qui che emerge la rete di relazioni tra l’imprenditore romano Anemone e il «gruppo» della Ferratella, ossia funzionari e dirigenti del Dipartimento sviluppo e competitività del turismo, a lungo guidato da Angelo Balducci.

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