Andrea Acquarone
Cosa aspettarsi da uno che dei Disobbedienti, almeno nel Nord-Est, è la testa parlante? Bè, che, soddisfatto, commenti, forse ripensando allaforsisma di Mao, a epilogo di una giornata che solo il caso non ha bagnato di sangue, che «quando sotto il cielo cè un grande disordine, tutto va bene».
Lui e le sue tute bianche le prove di disordine, del resto, le avevano già fatte agli inizi di aprile, invadendo le sedi delle Misericordie (che ospitano gli stranieri) e quelle delle compagnie aeree cui tocca, per contratto, il compito di riportare in patria i clandestini. Irruzioni, distruzioni e minacce: era successo a Venezia, Modena, Gorizia, Roma e Milano. Adesso, dopo i due pacchi bomba di Modena e Torino, firmati dagli anarco insurrezionalisti, ma soprattutto dopo la rivolta degli immigrati rinchiusi in via Corelli, a Milano, il «boss» dei no-global Luca Casarini trionfante esulta: «Le ribellioni che nascono nei centri di permanenza temporanea vanno sostenute. Anzi, è fondamentale costruire rivolte anche all'esterno contro quelli che sono a tutti gli effetti campi di concentramento aberranti».
Lideologo della «giusta» clandestinità, getta altra benzina sul fuoco. «C'è da augurarsi - continua il pacifista veneto - che si vedano sempre più spesso tentativi di rivolta, non solo a via Corelli ma anche negli altri lager sparsi per l'Italia. Luoghi disumani e brutali, lasciati al degrado più totale, che vanno eliminati dalla faccia della terra».
Secondo lui, nei confronti delle lotte sociali anti Cpt, si sarebbe scatenata da parte dello Stato da un lato una «repressione violenta» e dall'altra una politica di «deportazioni collettive».
Tralascia il discorse bombe, il buon Casarini. Anche per un Disobbediente potrebbe risultare impopolare plaudire a un ordigno che, come quello di Modena, poteva uccidere. Mezzo chilo di polvere da mina condita con bulloni, pronto per decollare chi lo avesse aperto. Destinatario Daniele Giovanardi, fratello gemello del ministro per i rapporti con il Parlamento, e responsabile della Misericordia di Modena. La «solita» busta con finto libro allesplosivo è arrivata, per posta, al Centro di permanenza temporanea per immigrati gestito dalla locale Confraternita di Misericordia. Se gli addetti allo smistamento non si fossero insospettiti avvisando la polizia, stavolta ci sarebbe scappato il morto, hanno puntualizzato gli artificieri.
Lallarme è «globale». «I plichi spediti a Torino e Modena - spiega il capo dell'Antiterrorismo, il prefetto Carlo De Stefano - sono riconducibili a due gruppi distinti, ma con lo stesso disegno criminoso e la stessa strategia eversiva». Gruppi che «agiscono secondo logiche di affinità proprie degli anarchici».
Ma c'è dell'altro.
Non hanno ancora ucciso. Ma sembrano pronti a farlo.
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