Cronaca locale

Nel museo del broker Mansutti anche l’assicurazione di Marilyn

Lo scrittore americano Lyman Abbott scrisse che «un libro è un amico» e che «una biblioteca è una collezione di amici». L’avvocato Francesco Mansutti, proprietario della società di brokeraggio assicurativo Mansutti Spa, conosce bene questi versi. Appassionato di storia dell’assicurazione, ha cominciato ad affiancarsi di «amici» dalle pagine ingiallite quando era ancora al liceo. Li scovava sotto strati di polvere nelle vecchie bancarelle per strada, pagandoli poche lire e custodendoli poi gelosamente man mano che il tempo passava.
«Bei tempi - sospira Mansutti -. Ora bisogna partecipare alle aste per aggiudicarsi un libro raro nel mio campo d’interesse. E si può arrivare a spendere anche più di 10mila euro».
A 75 anni l’avvocato ha messo in piedi una vera e propria biblioteca di storia dell’assicurazione. Una piccola gemma a pochi passi dal Duomo, al primo piano dell’edificio di via Albricci 8, proprio affianco agli uffici fondati dal padre nel 1924. Più di 5mila volumi, molti rarissimi, alcuni risalenti al XV e al XVI secolo. Un tesoro così prezioso che dal 2004 è stata costituita una Fondazione per tutelarlo e farlo conoscere al pubblico.
Non solo libri però. Nella Biblioteca Mansutti trovano posto anche 2500 polizze originali. Pezzi da collezione, come l’assicurazione sull’auto stipulata presso la Travelers di Los Angeles da Marilyn Monroe il 23 marzo 1962. Meno di cinque mesi dopo la diva cinematografica sarebbe morta nella sua casa di Brentwood, in California. E poi ci sono i manifesti da strada delle compagnie di mezzo mondo: Stati Uniti, Unione Sovietica, Giappone, Cuba. Per finire, ecco le oltre 400 targhe incendio in latta o in legno. «Nel ’600 non c’erano i pompieri. Così venivano affisse queste targhe agli ingressi delle case per far capire a quale compagnia toccasse spegnere l’incendio», precisa Mansutti.
I libri sono però la sua prima passione. Nella Biblioteca Mansutti ci sono perle come l’Incipit tractatus de contractibus et usuris, che San Bernardino da Siena scrisse nel 1470 per distinguere ciò che era lecito assicurare e ciò che sconfinava nell’usura. O il De mercatura, che il padre del diritto commerciale Benvenuto Stracca (di cui quest’anno si festeggia il 500esimo anniversario della nascita con una mostra e un convegno organizzati nella sua città natale, Ancona, dalla Fondazione Mansutti) mise su carta nel 1569. Nella vasta collezione non manca quasi nulla. Quasi, perché un cruccio l’avvocato ce l’ha. «Sto cercando un volume spagnolo del 1600, ma non riesco a rintracciarlo. Sarà in qualche sperduta biblioteca in Spagna. Però prima o poi conto di procurarmelo».
La Biblioteca è aperta al pubblico tutti i pomeriggi. Lo stesso Mansutti ci fa almeno una visita al giorno. Ecco perché ricorda la posizione di ogni cosa all’interno delle varie stanze. «Guardi qui - dice scorrendo con la mano un manifesto via l’altro -. La Protectora era un compagnia cubana. Sa cosa assicurava nel 1855? La vita degli schiavi. Per i negrieri valeva quanto una merce».
Sempre nel 1800, spiccano per fantasia le compagnie francesi. Cosa offrivano di diverso rispetto alle concorrenti straniere? La formula anti-reclutamento. In pratica stipulando il contratto ci si garantiva un fondo da utilizzare per pagare un sostituto in caso di chiamata alle armi.
I particolari più curiosi arrivano però dal reparto polizze. Uno su tutti: «Tutti i contratti stipulati fino a metà dell’Ottocento iniziano con la dicitura “in nome di Dio” - dice l’avvocato -. Pure questa». Con l’indice fa segno di leggere un pezzo di carta bianco. È una polizza del 1780, firmata a Calcutta da mercanti inglesi. E cosa ci si assicurava «in the name of God»? «Dieci carichi di oppio», ridacchia Mansutti. Avete capito bene: droga. Nel Duemila suona un po’ blasfemo.

Un tempo evidentemente no.

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