È rinomata e specializzata in orologi complicati, ma oggi deve il suo grande sviluppo soprattutto a un modello sportivo: il Royal Oak, primo esempio di orologio di gran lusso con cassa in acciaio. Stiamo parlando della Audemars Piguet, antica Maison ancora controllata dagli eredi dei fondatori e che rappresenta, perciò, uno dei pochissimi marchi deccellenza ancora indipendenti e non controllati da grandi gruppi. Questo ha permesso alla Casa di non tradire la propria filosofia, di non rincorrere il profitto a ogni costo e di avere la libertà di fornire cifre e dati di vendita, cosa che i grandi gruppi non si sognano: unoccasione da non perdere, quindi, per saperne di più incontrando Franco Ziviani, amministratore delegato dellAudemars Piguet Italia, società da lui fondata nel 1995. «Da allora», dice Ziviani, 59 anni e nel settore orologi sin dai primi anni 80,«siamo passati, in Italia, da 500 orologi lanno a circa 3.000 pezzi, ma la richiesta è di circa seimila pezzi. Questanno lAudemars Piguet ha prodotto complessivamente circa 29mila orologi, cinquemila dei quali sono modelli femminili. I vari modelli Royal Oak coprono il 60% delle vendite nel mondo, mentre in Italia-dove il best seller è costituito dal cronografo Royal Oak-siamo all80%».
«Sempre in tema di raffronti», prosegue Ziviani,«va detto che la collezione Offshore è preferita negli Usa, mentre in Asia vanno di più i modelli classici e quelli complicati». La grande crescita della marca su tutti i mercati (in 12 anni il fatturato è passato dai 116 agli oltre 500 milioni di franchi svizzeri) si deve anche ai successi del team velico di Alinghi, che lAudemars Piguet ha sponsorizzato sin dallesordio e che ha portato alla realizzazione di speciali modelli dedicati, ma anche allimmissione sul mercato di moltissime imitazioni e copie più o meno servili.
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