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«Nella via dell’orrore girava droga e gente strana»

Pochi curiosi. E una macchina della polizia davanti al civico 7 di via Sant'Antonio, dove abitava Meredith. Qualcuno butta un occhio curioso verso il cancello e passa oltre. Non ci si ferma la sera tardi da queste parti a Perugia. Soprattutto se sei una ragazza, a piedi, da sola. La casa di Mez è proprio sulla strada, isolata, senza un vicino. C'è solo un pub aperto di sera. Pochi metri più in là un signore carica il portabagagli dell'auto: «Porto via mia madre - dice -. Ma non per l'omicidio, era una decisione già presa. È pericoloso vivere qui».
«Tante volte abbiamo detto alla proprietaria che nel nostro giardino trovavamo le siringhe - dice una ragazza che ha vissuto due anni nella casa di Meredith e Amanda e poi ha traslocato - alla fine ce ne siamo andate. Quando ho saputo dell'omicidio mi sono venuti i brividi».
Via Pinturicchio, via Garibaldi, via Sant'Antonio. In poche parole «la zona di Porta Pesa», come la chiamano gli studenti, è da depennare quando cerchi una casa in affitto. Qui è una scatola cinese di strade. Gli studenti vivono in abitazioni vecchie, umide e che puzzano di muffa. Ma nonostante questo i prezzi sono altissimi e tra le ragazze vige l'obbligo assoluto di rincasare con un accompagnatore quando è buio. «Lo sanno tutti - spiega un signore che abita poco distante dal casolare dell'orrore - in questi giardini (a piazza Fortebraccio, ndr) c'è un uomo, che sta tutto il giorno col telefono a dare ordini. È un via vai di gente». Qui si trova hashish, fumo, erba. Ma si spaccia anche eroina. Ed è in questa zona che i privati affittano, spesso in nero, le case agli stranieri: rendono molto e sono poco esigenti. Quello che è certo è che a Perugia, la morte di Meredith, ha spaccato in due gli studenti Erasmus. Molti hanno preso le loro cose e se ne sono andati via. Ieri il rettore dell'Università, Francesco Bistoni, e il questore Arturo De Felice, hanno incontrato i rimasti per rassicurarli. «Adesso ho paura a uscire di casa», spiega Agneska, 22 anni, polacca.

Marie, di Friburgo, che ha conosciuto Mez e la ricorda come una ragazza «tranquilla», dà la colpa alla droga: «Se ne spaccia giorno e notte, anche nei locali».

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