Enrico Groppali
In quanti modi diversi si può evocare lombra silenziosa, velata di malinconia e aperta alle suggestioni notturne dellaltro da sé, di Hans Christian Andersen? Che non fu soltanto celebre autore delle fiabe più singolari mai apparse nellemisfero occidentale ma uno spirito irrequieto e malato, lontano consanguineo di Baudelaire e prossimo nelle volute aristocratiche della forma ai parnassiani di stanza a Parigi quando, nella sua altera solitudine, evocava lo spirito del tempo nei fili derba che oscillano al vento e negli ambigui animali parlanti che costellano le sue pagine. In occasione del bicentenario della nascita avvenuto lo scorso anno, lOdin di Eugenio Barba evocò nel Sogno di Andersen la misteriosa presenza della natura che guida il passo inconsapevole delluomo in una delicata féerie, mentre ora uno dei massimi registi viventi, il canadese Robert Lepage procede, da geniale strutturalista, a scomporne le forme nel più alto e suggestivo dei suoi spettacoli: The Andersen Project.
Invitato a scrivere sulla scena in un ambizioso omaggio a posteriori il suo contributo ad Anderson, Lepage immagina che un autore di oggi di nome Frederic Lapointe, intellettuale di prestigio di stanza nel Quebec come lui stesso, sia contattato dallOpéra di Parigi per scrivere il libretto di unopera ispirata alla Driade. Un apologo sullimpossibilità della natura umana a evadere dal guscio del corpo per attingere, proiettandosi nellinfinito, la verità sui massimi sistemi. Giunto a Parigi in precarie condizioni economiche, costretto a vegetare in una mansarda a ridosso di un peep-show dove per ventiquattro ore al giorno le urla roche delle professioniste del piacere turbano la sua concentrazione, Frederic che oltretutto si è lasciato alle spalle una difficile situazione coniugale, è costretto a fare i conti con la più oltranzista delle burocrazie incarnata nellottuso direttore dellOpéra, più sollecito ai vantaggi derivanti dallUnione europea che alle ragioni dellarte. E, oltretutto, è ossessionato da un cane, lascito temporaneo di un amico, come dalla visione ricorrente di un concierge nordafricano amante dei graffiti che intravvede nella tabula rasa del passato la sola possibilità per luomo di reinventarsi un futuro. Come andrà a finire? Lepage-Lapointe, dopo essersi proiettato a ritroso nellEsposizione Universale del 1867 che Andersen visitò, sidentifica a tal punto col fantasma dellautore scomparso fino a dissolversi, come se ne fosse lombra, tra le fiamme di un incendio.
THE ANDERSEN PROJECT - di e con Robert Lepage Romaeuropa Festival 2006- Sala Petrassi dellAuditorium, fino al 5 novembre
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.