Politica

Nella gara di tasse perdiamo solo noi

Dopo l’abbuffata di balzelli del governo, anche gli enti locali pretendono più soldi. Chi non ci sta si accomodi al cimitero

Siamo ancora pro­fondamente ad­dolorati per la prematura scom­parsa di Tommaso Padoa Schioppa, ministro del go­verno Prodi. Se fosse anco­ra tra noi, il compianto professore avrebbe la pos­sibilità di godersi questo periodo esaltante. Mai quanto ora, infatti, le tas­se, per le quali egli strave­deva e nutriva un senti­mento tenerissimo, un grande amore probabil­mente ricambiato, mai quanto ora, dicevamo, le tasse dominano l’esisten­za degli italiani, la condi­zionano, la rendono felice con la loro assidua presen­za. Tasse dappertutto e su tutto. Che meraviglia, che soddisfazione sentirsi co­st­antemente al centro del­le attenzioni fiscali, amati, tallonati, osservati dal­l’Agenzia delle entrate. Se Padoa Schioppa aves­se immaginato che sareb­be venuto il giorno del trionfo tributario, avreb­be trovato la forza per so­pravvivere alla malattia e sarebbe qui, pieno di gio­ia, a festeggiare in nostra compagnia l’involontario record mondiale conqui­stato dai contribuenti: nes­sun popolo della terra ci eguaglia per quantità di denaro versato allo Stato allo scopo di consentire ai governanti di non ridurre la spesa corrente.

Massì, cari compatrioti, esultiamo. Padoa Schiop­pa sarebbe orgoglioso dei tecnici che hanno ottenu­to un risultato erariale co­sì importante, e orgoglio­so pure di noi che li abbia­mo aiutati a conseguirlo sborsando, senza battere ciglio, tutte le somme che ci hanno estorto.

È con il cuore traboccan­te letizia che informiamo il lettore avido di balzelli: non solo lo Stato esige im­poste dirette e indirette, prosciugando il 70 per cen­to e oltre dei redditi (di chi li denuncia per costrizio­ne); adesso, anche i Comu­ni e le Regioni si sono mes­si di buzzo buono e sono riusciti nelle nobile impre­sa di inventarsi­addiziona­li talmente efficaci da inci­dere per 1.230 euro (e rot­ti) l’anno sui bilanci di cia­scun cittadino. Questa è la media nazionale. Ma oc­corre precisare che quella lombarda è assai più alta: oltre 1.600 euro. Il Nord è il solito sbruffone: per dar­si delle arie paga più del Centro e del Mezzogior­no. Varese poi, la città di Mario Monti, se la tira al punto da essersi spinta in testa alla classifica dei tartassati dalle ammini­strazioni locali. Chissà quanta gente, scoperto questo dato, stimolata dal desiderio di emula­zione, chiederà di trasferire la propria residen­za nella zona privilegiata del Sacro Monte. Ov­vio, pagare l’addizionale più salata del Paese è motivo di vanto.

Un tempo i fratelli d’Italia morivano per la Patria. Mutatis mutandis, oggi muoiono per il fisco con allegria, secondo la dottrina di Padoa Schioppa, che ha sostituito Giuseppe Garibal­di nel pantheon degli eroi. Ogni dì si segnala il suicidio di un contribuente: chi si spara, chi si impicca e chi sceglie di darsi fuoco con la benzi­na, dimostrando un attaccamento mirabile al­­l’accisa sui carburanti. Il concetto di eroismo si aggiorna.

Avanti di questo passo, l’esecutivo dei do­centi risolverà anche il problema demografico attraverso una sorta di selezione fiscale: se uno non ha i mezzi per tacitare l’Agenzia delle entrate, si accomodi al cimitero. Provvederan­no i suoi eredi a compensare il mancato introi­to, versando l’imposta sui loculi. Prima o poi, però, finiranno al camposanto anche i man­danti degli esattori.

Il redde rationem è molto vicino. 

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