«Nella nostra scuola spinelli nei corridoi»

L’assessore De Albertis: «Giusto il kit antidroga»

«Nella nostra scuola spinelli nei corridoi»

Alla «Gadda», di «roba», ne girava. Eccome. Il giornalino dell’Istituo tecnico di Paderno Dugnano l’aveva denunciato nei giorni scorsi. «Qui si fuma». E, raccontano gli studenti, gli insegnanti non si scompongono più di tanto. «Andate a farlo fuori», è il massimo della reprimenda.
Dario, quindici anni, è morto ieri nell’aula della I A, durante una lezione. Nell’intervallo aveva fumato hashish. O forse, qualcosa di più pericoloso: crack. Comunque, l’aveva fatto in corridoio, a pochi passi dalla classe in cui sarebbe rientrato poco più tardi. Assieme ad alcuni suoi coetanei. E tra questi, forse, anche dei pusher.
I due studenti della «Gadda» ascoltati ieri in Procura non hanno confermato il sospetto che droghe pesanti circolino nella loro scuola, eppure il sospetto degli inquirenti è forte. Di certo c’è che l’abitudine a consumare sostanze stupefacenti all’interno dell’Istituto era consolidata. O, almeno, così confidano i ragazzi. E sempre alla «Gadda» i giovani trovavano da acquistare. Categorico, invece, il sindaco di Paderno, Gianfranco Massetti. «La Gadda è una scuola ben diretta e severa, sono molto sorpreso. Inoltre, nell’Istituto non si sono mai registrati episodi di spaccio». Le testimonianze degli studenti sembrano contraddirlo.
Cauta, sull’episodio, Carla De Albertis, assessore alla Salute del Comune. «Prima di parlare voglio sapere bene cosa sia successo. Certo, se si trattasse di droga, e preciso se, sarebbe un fatto molto grave». «Comunque - prosegue l’assessore - quanto accaduto è la dimostrazione che soprattutto per aiutare i giovani è necessaria in tema di droga la linea dura. Dunque, il mio progetto del kit per le famiglie (con cui fare il «test» antidroga ai figli, ndr) a maggior ragione deve andare avanti».

Ancora una battuta sull’ipotesi che alla «Gadda» sia circolato crack. «Spero che non sia così. Purtroppo sappiamo che oggi i giovani mescolano sostanze stupefacenti senza sapere che è proprio questo genere di cocktail che mette a rischio la loro vita».

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