Nella sfida tra Sarkozy e Royal irrompe il guastafeste Le Pen

Il ministro dell’Interno stacca Ségolène di un solo punto. Il leader dell’estrema destra cresce nei consensi e arriva al 15%

Alberto Toscano

da Parigi

Qual è il peggiore avversario di Nicolas Sarkozy, in vista delle presidenziali francesi della prossima primavera? Istintivamente vien da rispondere Ségolène Royal, visto che l’esponente socialista viene accreditata dai sondaggi a un passo (28 contro 29%) dal ministro degli Interni. Però non è la risposta esatta. Per una ragione molto semplice: Nicolas riuscirà a battere Ségolène se farà il pieno dei voti di destra. Dunque il compito di Sarkozy sarà in primo luogo quello di ricompattare il proprio partito, l’Union pour un Mouvement populaire (Ump), oggi spaccato a causa dell’ostilità tra la sua corrente e quella del presidente Chirac. In seguito «Sarko» dovrà trovare un'intesa con i centristi di François Bayrou, che al Parlamento europeo fanno gruppo con la Margherita. Infine occorrerà rastrellare al ballottaggio quanti più voti possibile dell'estrema destra di Jean-Marie Le Pen. Questi ultimi saranno tanti: cinque o sei milioni. Le Pen vuole tenerseli stretti e si prepara a giocare una campagna elettorale in attacco.
Il gioco di Le Pen è chiarissimo: affermare che i quattro grandi partiti francesi (l'Ump di Chirac e Sarkozy, l'Union pour la Démocratie française di Bayrou, i socialisti e i comunisti) fanno la stessa politica sui temi che più interessano l'opinione pubblica, a cominciare da immigrazione, sicurezza e occupazione. Per questo Le Pen, deciso a cavalcare una volta di più la tigre della lotta contro l'immigrazione, accusa quei partiti di costituire «la banda dei quattro» a spese della Francia.
Anche il gioco di Sarkozy è chiaro: rifiutare qualsiasi contatto con Le Pen e inasprire al tempo stesso le leggi contro l'immigrazione clandestina. Sarkozy vuol far capire ai francesi che lui agisce concretamente laddove Le Pen fa tante chiacchiere. Proprio ieri ha accusato Italia e Spagna di lassismo in tema d’immigrazione: «Non si può mettere in atto unilateralmente regolarizzazioni di massa e poi chiedere aiuto agli altri Paesi». Ed ecco il leader del Front national rispondergli con una frase caustica: «I francesi sapranno distinguere tra la copia e l'originale». Uno scontro duro, senza esclusione di colpi. Uno scontro che comincia già prima che Le Pen presenti ufficialmente la sua candidatura. Per farlo occorrono almeno cinquecento firme di «eletti» (deputati, senatori, consiglieri regionali, sindaci e così via), ma stavolta Sarkozy, che è al tempo stesso ministro dell'Interno e presidente dell'Ump, farà di tutto perché il leader estremista e xenofobo non riesca a giungere a quella soglia.
Nessuno in Francia ha dimenticato il 21 aprile 2002, quando Le Pen creò la sorpresa al primo turno delle presidenziali, ottenendo il 17% dei voti e superando d'un soffio il primo ministro uscente, il socialista Lionel Jospin. Il ballottaggio finale vide la contrapposizione tra Le Pen e il presidente uscente Chirac, che stravinse con l’82% dei voti. In vista delle elezioni del 2007 Le Pen ha raggiunto un accordo per lui importante, mettendo fine alla guerriglia col suo ex delfino Bruno Mégret. È insomma possibilissimo, come testimonia un'indagine pubblicata in questi giorni dalla stampa francese, che Le Pen superi ancora una volta il 15% al primo turno delle presidenziali.
Ciò significa che l'accesso al ballottaggio finale da parte dei due favoriti del centrodestra e del centrosinistra dipenderà dal grado di frazionamento dei loro rispettivi schieramenti al primo turno.

Se ci saranno molti candidati di sinistra, è possibile che la Royal ottenga meno voti di Le Pen, così come accadde a Jospin nel 2002. E se ci saranno molti candidati di centrodestra, è possibile che lo stesso «incidente» capiti a Sarkozy.

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