Se non ci fossero stati i no global a sobillare la rivolta dei rom irregolari di via Triboniano, «avremmo chiuso la partita con questa gente nel giro di una mezzoretta». Riccardo De Corato non ha dubbi: «Lintromissione di associazioni che non possiedono alcun titolo al riguardo, recatesi sul posto solo per fare speculazione, non ha certo aiutato a distendere gli animi». Denuncia del vicesindaco supportata dai fotogrammi degli scontri, con tanto di capipopolo antagonisti in prima fila per tentare di alzare il livello della tensione.
E dal passato rispunta così un personaggio noto nella galassia delle organizzazioni extraparlamentari milanesi, Fabio Zerbini. Ex anarchico, già rappresentante dellassociazione antirazzista «3 febbraio» e poi simpatizzante del movimento «Socialismo Rivoluzionario», Zerbini, è anche nella Rsu della municipalizzata Genia di San Giuliano Milanese. Zerbini, nel 2003, promosse loccupazione dello stabile di via Adda - quattrocento rom in un fortino dellillegalità a due passi da piazza Repubblica - e dellarea di via Polidoro. Occupazioni abusive, naturalmente, di clandestini sgomberati dal campo di via Barzaghi.
Si occupa cioè in prima persona del trasferimento dei nomadi dalle baraccopoli agli stabili dismessi. Occupazioni, è bene ricordarlo, avvenute poche ore dopo gli sgomberi: come se qualcuno mettesse a disposizione dei rom una mappa degli stabili e delle aree dismesse di Milano che è possibile occupare. Impegno, quello di Zerbini, che si concretizza pure nellunione dei rom in una struttura, «comunità di lotta», che produce comunicati stampa a colpi di slogan: «Questa (delle occupazioni, ndr) è lunica strada che si può percorrere» perché «non può trovare risposte da parte di nessuna istituzione cittadina, né padronale né governativa» e «può divenire elemento unificante per le lotte di tutti i lavoratori». Come dire: «I diritti si conquistano tramite lazione diretta e lautodifesa».
Parole dordine che sono risuonate anche giovedì e venerdì scorso in via Triboniano, dove Zerbini ha persino ufficialmente reclamato al Comune «uno stabile da occupare per i rom». Pretesa no global che vorrebbe far esplodere le favelas spalmate su Milano. Polveriere sociali dove cè chi, in questi giorni, sta accumulando acqua e bombole di gas, acqua e litri di benzina. Munizioni che sono una minaccia alla convivenza civile, controfirmata su un volantino dove si fa sapere che «il futuro ce lo difendiamo mettendo in gioco la nostra vita se necessario».
Promesse di troppo che non smuovono Palazzo Marino: «Ci sono tre vigili rimasti feriti.
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