
da Baku (Azerbaigian)
Volendo arrivare a novantatré anni in ottima forma si potrebbe prendere esempio da Zarifa Salakhova, nata a Baku nel 1932, colta e aristocratica, la quale, attraversando diverse epoche, si è si è acclimatata sia nella temperie culturale dell'Unione sovietica, sia in quella fiorita successivamente, in questi ultimi trenta e passa anni, cioè da quando l'Azerbaijan si è reso indipendente ed è finito sotto la guida a dir poco severa di Heydar Aliyev prima, e del figlio Ilham Aliyev, che comanda da ventidue anni, mentre sembra già concordata una ulteriore staffetta famigliare.
Un regime dinastico, certo, ma sotto il quale le iniziative e le attività culturali non necessariamente risultano soffocate. Nel centro di Baku ci sono librerie raffinatissime, piene d'atmosfera, luoghi che noi in Italia ci stiamo scordando, vedendoli sostituiti, anche nei nostri centri storici, da catene di supermercati impregnati di aromi da autogrill.
Salakhova mi accoglie sull'uscio dell'edificio nella Baku vecchia, oggi sito Unesco, dove è collocata la sua collezione, unica al mondo, di minilibri e microlibri. Un edificio in pietra gialla, a pochi metri dallo storico palazzo della dinastia dei Shirvanshahs, coloro che fino al 1538 fecero il bello e il cattivo tempo a Baku e in una buona porzione occidentale del Mar Caspio. Ci troviamo in un museo che funge non solo da esca per turisti, soprattutto da quando è stato inserito nel Guinness dei primati, ma che allo stesso tempo ne convoglia sottilmente la curiosità.
"L'ho aperto nell'aprile del 2002 mi racconta questa bellissima signora indubbiamente carismatica, per eleganza, educazione, portamento, con studi in pedagogia e lingua e letteratura russa. Ci serviamo di un interprete perché non parlo né russo né azero, e lei non parla inglese, ma la conversazione fluisce anche attraverso il riflesso degli sguardi e il linguaggio delle mani.
"È successo nel 1982, quando a Mosca m'imbattei in una versione anastatica in piccolo formato di tutte le favole di Ivan Krylov, con illustrazioni. Da lì mi ha preso la passione, oggi sono arrivata a oltre 9mila minivolumi".
Per essere definito in miniatura un libro non deve superare i 7 centimetri di altezza o larghezza per pagina (qualcuno sostiene che valgano anche i 10). Si va a scendere fino alle dimensioni micro: 0,75 millimetri nelle pagine quadrate dei Fiori giapponesi delle quattro stagioni (pubblicato dalla Toppan Publishing House, 22 pagine illustrate, consultabili solo con pinzette e potentissime lenti d'ingrandimento).
"Lavoravo nel Dipartimento centrale dell'informazione, mi spostavo spesso, le mie ricerche si sono estese ovunque: Parigi, Pechino, Bruxelles, Londra, l'Avana Poi ci sono le acquisizioni di altre collezioni private, e le donazioni ". Per esempio, nel 2017 la principessa della Thailandia gliene ha mandati 38, uno dei quali scritto di suo pugno dedicato al re suo padre.
Ma è interessante esaminarne l'ordine: sono tutti allineati come tanti soldatini del sapere, in ordine tematico, in una quarantina di vetrinette. In quella delle religioni incontriamo il più antico: un Corano del 1632.
I feticisti del Comunismo si possono abbeverare alle opere di Lenin, di Mao Tse Tung, Stalin, ma anche di Fidel Castro, che in segno di apprezzamento ha autografato una copia di una sua biografia lillipuziana. I grandi classici russi ci sono quasi tutti, da Pushkin a Bulgakov, da Gogol a Tolstoj. Ma non mancano l'opera completa di William Shakespeare, né la Commedia del nostro Dante, tutti miniaturizzati. Se si potessero toccare, si trarrebbero intere manciate di grande letteratura.
"Dal 1985 mi sono messa a pubblicarne anch'io" specifica la signora con una fiammata degli occhi neri. "Il primo è stato Sergej Esenin, i Motivi persiani, illustrato. Adesso il catalogo è ben oltre i 200 titoli ".
Mi metto a cercare qualcosa in italiano. Ci sono libri di autori stranieri nella nostra lingua: Voltaire, Thomas Mann, Taras Bul'ba di Gogol. Pochi gli italiani in italiano: Il principe di Machiavelli, I promessi sposi, le poesie di Ugo Foscolo. Il Galateo di Monsignor della Casa, e i Pensieri di Leopardi, sempre in dimensioni poco più che filateliche.
I Paesi di provenienza sono tantissimi; evidentemente la microeditoria è prodotta in ogni nazione dell'Asia centrale, che si tratti di poeti uzbeki o kazaki o kirghisi. E in gran parte del Sudamerica. E in Cina.
"A Pechino ho scoperto una miniera " dice Zarifa. "Libri bellissimi nella stampa e nella grafica. I pensieri dei grandi filosofi cinesi da Confucio in poi, in quarantotto volumi. Lì ho ricevuto una donazione di duecentosettantadue miniature".
In effetti le donazioni sono una parte importante di questa raccolta, ora esposta in parte anche in altre sedi, fuori dalla capitale.
Non mi pare che l'editoria italiana abbia mai pensato molto al genere, a parte una appetitosa collana della DeAgostini che vendeva ogni pezzo in edicola, e di cui qui ritrovo anche due commedie di Aristofane e Il principe di Machiavelli. Però è chiara la vocazione ecumenica di questa attività. Fosse per me, prenderei una Santa Biblia, il Libro dei Libri, nella versione spagnola, minuscola, rilegata in pelle. Non mi pare più larga o lunga di 5 centimetri. Più che tascabile, un libro da taschino.
La sezione micro, cui già si è accennato, è appassionante. Nel 1985 a Mosca, per la gioia dei bibliofili, si produsse un volume di 5 x 9 millimetri: Opinioni di A. Pushkin e di M. Gorky a proposito dei libri, in cinque lingue: russo, inglese, tedesco, francese e italiano.
La collezione, a vocazione come si è visto universale, è stata visitata mezzo milione di volte e ci sono passati almeno 200mila viaggiatori stranieri.
Si potrà sempre obiettare che un oggetto siffatto presenta qualche difficoltà di utilizzo.
Ovviamente la sua trasportabilità è inversamente proporzionale alla sua leggibilità.Saluto Zafira promettendole di spedirle dall'Italia il mio modesto contributo. Mentre me ne vado penso che dopo tutto i veri libri illeggibili sono altri.