Laura Cesaretti
da Roma
Tutti pazzi per lEconomist, a piazza del Popolo.
E chi lavrebbe mai detto: la storica testata del liberismo anglosassone, quella che negli anni ha celebrato e sostenuto Ronnie Reagan e Maggie Thatcher, Bush jr al suo primo giro e Schwarzenegger per la California, ieri era il vero oggetto di culto del popolo dellUlivo, al comizione finale di Romano Prodi. Già: quella copertina con la faccia di Berlusconi e la scritta «basta» (tralasciando ovviamente il testo, dal quale in verità anche il Professore usciva bocciato) era innalzata a mo di vessillo in mezzo al vivaio di Querce, Margherite e Ulivi sventolanti. Sul palco sfilano musici e comici, acrobati e mangiafuoco, e poi i leader: Piero Fassino, Francesco Rutelli, Luciana Sbarbati e infine il candidato premier.
Il segretario della Quercia ancora non si dà pace, e sprona i militanti (la piazza è semipiena, 70mila secondo gli organizzatori e 15mila secondo la questura) a fare gli straordinari: «Da qui a lunedì - esorta - dobbiamo parlare agli indecisi e agli incerti, a tutti quelli che conosciamo, risolvere la loro incertezza chiedendo di essere protagonisti di un voto di cambiamento». Rutelli rassicura il leader: «Quando Berlusconi dice che avrà cinque deputati sbaglia. Ne avrà 340 - promette - e questi deputati dell'Ulivo lo appoggeranno e saranno al suo fianco per tutti e gli cinque anni». Poi rassicura anche la Cdl, garantendo che non si consumeranno vendette: «Dopo il voto non preannunciamo ritorsioni. Quando ci sarà da discutere la riforma della Costituzione e una nuova legge elettorale lo faremo anche con la minoranza». Infine parla lui, il Prof, e sembra già il discorso della Corona: «A chi ha sempre votato per noi, ma anche a chi non ci voterà dico che il nostro sarà il governo di tutti gli italiani. Noi del centrosinistra governeremo per il bene di tutta l'Italia». Dunque, giura, niente riforme «a colpi di maggioranza», perché «le regole si fanno insieme». Promette, dopo «cinque anni tristi», che con il centrosinistra «si rinnoverà lorgoglio di essere italiani» e che «potremo avere per noi e per tutti», grandi e piccini, di sinistra e di destra, «un po di felicità». Sorrisi, abbracci, applausi e limmancabile Canzone popolare, e la campagna elettorale è finalmente finita.
Blindato tra Fassino e Rutelli, dal palco di piazza del Popolo Prodi ha mandato una benedizione a «tutti gli amici dei partiti che insieme a noi hanno combattuto questa battaglia»: è lunica evocazione dellUnione che viene concessa dal leader del centrosinistra. Daltronde «è il proporzionale, bellezza», come aveva ricordato il portavoce prodiano Silvio Sircana nel bocciare ufficialmente una settimana fa lidea di una manifestazione conclusiva unitaria, lanciata da verdi e Rosa nel pugno. «Sono tutti campioni di unità - accusa Enrico Boselli - ma poi, quando si tratta di dare un messaggio unitario, come era la manifestazione di chiusura, dicono di no». Per Prodi, Fassino e Rutelli il problema è fare il pieno di voti sui loro simboli: lUlivo alla Camera, Ds e Dl al Senato. Gli altri si arrangino, in particolare la Rosa radical-socialista che per Fassino è stata fino allultimo una spina nel fianco (è di ieri la notizia di unaltra esponente della Quercia, laretina Debora Badii, che ha abbandonato il partito per schierarsi con i radical-socialisti), una pericolosa calamita in grado di togliere voti e quadri ai Ds. Tanto che Fassino, nellultimo giorno di campagna elettorale, ha chiesto (e ottenuto) ospitalità a Radio Radicale e dai suoi microfoni ha polemizzato con la Rosa accusandola di «far credere all'elettorato che gli unici che si occupano dei temi della laicità sono loro, mentre i Ds sarebbero disinteressati». Un atteggiamento «francamente poco rispettoso, perché si fa una caricatura delle nostre posizioni».
Nemmeno il comizio finale riesce a unire il centrosinistra
Sul palco con Prodi solo Fassino e Rutelli. Boselli: «Parlano di unità ma poi alla manifestazione di chiusura hanno detto no»
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