Il neo laureato Don Colmegna agli intellettuali «Datevi da fare (e gratis) per il volontariato»

Il sindaco Pisapia lo ha definito «un esempio di vita». E lui, fresco di laurea honoris causa in Scienze della Formazione, ha lanciato un appello al mondo della borghesia milanese. Don Virginio Colmegna, il fondatore della Casa della Carità che ha appena ricevuto il titolo all’università Bicocca, si è rivolto al mondo delle professioni, agli intellettuali perché mettano gratuitamente a disposizione le loro competenze a favore della città. Con l’obbiettivo di rilanciare il settore del volontariato.
«Vorrei che per un po’ di mesi, sei mesi, un anno - ha detto don Colmegna - tutti quelli che hanno talenti e competenze si mettessero a disposizione gratuitamente per ricostruire il tessuto del volontariato. C’è un buco di bilancio, c’è sofferenza economica e le intelligenze vanno messe a disposizione. Un po’ di gratuità fa bene».
Il sacerdote, che ha dedicato la sua vita agli emarginati, ha chiesto che anche le classi intellettuali e dirigenti scoprano il valore del dono di sé a servizio del bene comune, perché il volontariato non è solo caritatevole. Ad ascoltare il suo appello, nell’aula magna dell’Università Bicocca c’erano alcuni dei rappresentanti di quella borghesia a cui don Colmegna ha chiesto aiuto: il presidente del Tribunale Livia Pomodoro, il capo della Procura di Milano Edmondo Bruti Liberati, l’ex banchiere Alessandro Profumo, il manager Carlo Puri Negri, il giornalista Gad Lerner, Cristina Mondadori. «Abbiamo bisogno che il volontariato - ha osservato ancora don Colmegna - non sia solo di quelli che si occupano degli ultimi, ma anche di quelli che hanno intelligenze».
«Questa laurea honoris causa è un messaggio per don Virginio - ha detto Marcello Fontanesi, rettore dell’università di Milano Bicocca - perché siamo grati per ciò che fa e vogliamo dirgli che, nel nostro piccolo, siamo vicini a lui per aiutarlo ad andare avanti. Nella sua attività di condivisione ed affiancamento riconosciamo un atteggiamento concreto nell’affrontare i problemi non rifiutandoli o respingendoli, ma immergendosi e affrontandoli con razionalità».
Il momento di gioia per don Colmegna erriva nel giorno in cui una banda di rom minorenni ha provocato la morte di un ragazzo di 28 anni. E gli attacchi all’eccessiva tolleranza, soprattutto da parte della Lega, non sono mancati. Tanto che Don Comegna ha messo per un attimo da parte pergamena e feluca per affrontare il tema: «Basta con questo clima da campagna elettorale - ha chiesto - bisogna discutere dei problemi seri e affrontarli nella loro complessità. Dobbiamo stare dalla parte delle vittime. Per noi stare nel mezzo vuol dire anche assumersi le contraddizioni, perché solidarietà è anche legalità, essere intransigenti».
Il tema del dialogo e dell’inclusione sociali sono stati appunti i cardini su cui i neo laureato ha fondato il suo discorso in aula magna. Discorso che ha preso a prestito citazioni di Ricoeur, Levinas, del cardinal Martini e di Bauman. «La crescente incertezza economica - ha detto Don Colmegna - si riflette in una solidarietà a corrente alternata, rivolta solo ai propri simili.

Poveri e senza dimora sono tornati a essere visti come una minaccia per la sicurezza, da allontanare e respingere dalle nostre città, specialmente allorquando appartengono a minoranze visibili e storicamente colpite da pregiudizio. È lo stigma sociale che diffonde sottoculture ghettizzanti che cancellano soggettività e spazi di libertà».

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