Cronaca locale

Neonato muore durante il parto

Un neonato muore durante un parto cesareo e scattano le indagini. Il caso all’ospedale San Paolo, una decina di giorni fa. La mamma del piccolo, L.D., si presenta poco prima delle dieci di sera, il 15 maggio, al Pronto soccorso. È in pieno travaglio, alla 37ª settimana di gestazione. «Entrata in sala operatoria e valutate le condizioni cliniche - ricostruisce l’ospedale in una nota - nel giro di 30 minuti è stato eseguito un taglio cesareo di emergenza». È proprio durante l’intervento che i medici, secondo quanto riferisce la struttura, notano «una macroscopica anomalia del cordone ombelicale che, nonostante la tempestività, ha portato al decesso del neonato».
Questa la spiegazione dei clinici. E i vertici dell’ospedale negano errori umani: «Nella convinzione che a tutt’oggi l’operato dell’équipe è da considerarsi privo di censura, si rimane in attesa dell’esito degli accertamenti avviati dall’autorità giudiziaria», annunciano.
Intanto il caso clinico è stato segnalato come «evento sentinella» al ministero della Salute dalla direzione sanitaria e dalla direzione medica di presidio del San Paolo. Una procedura «prevista dalle regole nazionali, pur non ravvisando a tutt’oggi elementi di responsabilità nei confronti degli operatori», precisa la nota.
Non è la prima volta che il San Paolo finisce sui giornali per la morte di neonati durante parti cesarei. A novembre del 2009 quella che i vertici definirono una «tragica coincidenza»: il decesso, nel giro di otto giorni di tre neonati. Le cause riportate dall’ospedale erano state «un distacco di placenta con un feto di 1.300 grammi» nel primo caso, «un forte iposviluppo fetale con arteria ombelicale unica» nel secondo e la presenza di «un nodo vero di funicolo attorno al collo» nel terzo.
Nello stesso ospedale, ad agosto del 2007, il caso eclatante di un aborto selettivo, in cui era morto il feto sano anziché quello con anomalie. Si trattava di due gemelline, una delle quali con sindrome di Down. Secondo i medici si erano scambiate di posto nell’utero, dopo l’ecografia.

Da qui il tragico errore.

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