Enrico Lagattolla
Otto giorni di vita, soltanto. Una diagnosi tardiva a cui sarebbe seguita una grave infezione intestinale, e che avrebbe causato la morte di un neonato. E tre medici che, per quel decesso, vengono accusati dalla Procura di omicidio colposo.
Lepisodio risale allottobre del 2004. Al reparto di neonatologia dellospedale «Caduti bollatesi» di Bollate viene alla luce un bambino. Il piccolo, però, manifesta fin da subito qualche disturbo di troppo. Tuttavia, dopo quarantotto ore, i medici lo dimettono. Le uniche raccomandazioni ai genitori sono la prescrizione di qualche farmaco specifico, e il consiglio di ripresentarsi tre giorni dopo alla clinica nel caso in cui i sintomi non fossero scomparsi. E così accade.
Di giorni, però, ne passano soltanto due. Tanto basta perché le condizioni di salute del bambino precipitino. I sintomi non si attenuano, e - soprattutto - sono sempre più gravi. Dolori che non lasciano tregua, e vomito continuo. I genitori lo portano nuovamente al «Caduti bollatesi». Dai primi controlli, tuttavia, non sembra ancora emergere alcun problema. Eppure il neonato continua a stare male. In breve, viene presa la decisione di trasferire il piccolo paziente allunità di terapia intensiva neonatale dellospedale di Rho. Inutilmente, e non è nemmeno lultimo spostamento. Constatate le condizioni ormai critiche del bimbo, si decide di trasportarlo al Buzzi, dove è sottoposto a un intervento chirurgico durgenza. Ma è troppo tardi.
I medici che lo operano riscontrano un «volvolo intestinale», un anomalo strozzamento di un tratto dellintestino che aveva provocato una necrosi dei tessuti. Una cancrena da cui era insorta una grave infezione, che aveva causato la morte del neonato dopo solo otto giorni di vita. Secondo i consulenti del pubblico ministero Maria Stella Cogliandolo - titolare dellinchiesta -, i tre medici che lo hanno avuto in cura (i primi due nel reparto di neonatologia di Bollate, il terzo in quello di neonatologia durgenza di Rho), avrebbero dovuto diagnosticare il problema fin dallinizio, e intervenire tempestivamente. Se quelloperazione chirurgica fosse stata fatta subito, sostiene laccusa, con buona probabilità avrebbero salvato la vita al bambino.
Ora spetterà al giudice per le udienze preliminari Marco Alma valutare le responsabilità dei tre sanitari.
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