Si aggrava la posizione di Giovanni Antonio Rasero, il broker marittimo di 29 anni arrestato, insieme a Katerina Mathas, per concorso nell'omicidio del piccolo Alessandro di 8 mesi, figlio della donna.
La sensazione raccolta dai cronisti dopo il drammatico confronto tra i due conclusosi nelle prime ore del mattino, viene esplicitata, a sorpresa, nella tarda mattinata dallo stesso procuratore aggiunto Vincenzo Scolastico che fa riferimento al «Dna rinvenuto nella zona del piede del bimbo dove sono stati trovati i segni di un morso ed anche in considerazione degli ulteriori elementi di accusa già raccolti a suo carico». «Resta da valutare la posizione della donna alla luce di questo nuovo dato che sembrerebbe renderla estranea all'esecuzione materiale del delitto», ha aggiunto Scolastico, che regge la Procura in assenza, per ferie, del capo Francesco Lalla. Dichiarazioni che hanno sollevato le proteste dei difensori di Rasero, Romano Raimondo e Giuseppe Nadalini, secondo i quali «la dichiarazione del dott. Scolastico è intempestiva nella forma e nei tempi e azzardata nel merito perchè l'accertamento svolto dal pm sul Dna è avvenuto senza contraddittorio e con modalità che meritano approfondimenti tranquillanti». «È notorio - affermano - che gli accertamenti sul Dna hanno spesso dato luogo a gravissimi errori».
In proposito i due legali hanno riferito che su questo punto hanno chiesto una vera e propria perizia da effettuarsi con le forme dell'incidente probatorio. I difensori della donna, Paolo Costa e Igor Dante, hanno invece preso atto con soddisfazione della nota del dott. Scolastico ritenendo si tratti di «un passo avanti decisivo per l'accertamento dell'estraneità ai fatti della Mathas».
Dopo il drammatico faccia a faccia della notte scorsa in Procura tra Rasero e la Mathas l'uomo, che è detenuto nel carcere di Marassi, stamani è stato sottoposto a stretta sorveglianza con controlli ogni 15 minuti per verificare le sue condizioni ed evitare atti di autolesionismo. Rasero è recluso in una cella al piano terra, in isolamento totale, senza la possibilità di ricevere posta, nè guardare la televisione.
Per quanto riguarda le visite da parte dei familiari oggi è stato dato il nullaosta sia per lui che per Katerina Mathas, detenuta a Pontedecimo in una cella insieme alla lituana Elizabete Petersone, accusata a sua volta di aver ucciso a Imperia il suo bimbo insieme all'ex compagno. Nel confronto della scorsa notte definito «emotivamente duro» da uno degli inquirenti, davanti al pm Marco Airoldi e agli investigatori della Squadra Mobile Gaetano Bonaccorso e Alessandra Bucci, la Mathas avrebbe inveito almeno un paio di volte contro Rasero gridando: «Te la farò pagare. Vedrai che ti faccio prendere 30 anni».
Il faccia a faccia, arrivato al termine di un pomeriggio e di una notte di interrogatori e confronti anche con due testimoni, era terminato poco prima delle 3. Rasero, in carcere, ha scritto un memoriale, consegnato nei giorni scorsi al pm, in cui racconta che quella notte si era svegliato «mentre la donna gli metteva le mani in bocca». «Ci sono elementi - osserva il suo difensore Giuseppe Nadalini - che non sono stati presi assolutamente in considerazione dagli investigatori.
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