Del Neri sempre più vicino alla Juventus

È giusto così. È giusto - intendo - che il possibile e anzi probabile ingresso in Champions League dell'ammirevole Sampdoria presieduta da Riccardo Garrone diretta da Beppe Marotta e guidata da Gigi Del Neri dipenda infine in via esclusiva dai piedi le teste i cuori e le frattaglie delle sue truppe d'assalto in un'estrema domenica di passione sportiva eufemisticamente definibile sfrenata. È giusto - insomma - che ai Palombo Cassano Pazzini Storari Lucchini Gastaldello e Semioli coadiuvati da un valente drappello di fedeli compagni sia demandata l'insindacabile potestà di essere simbolicamente accostati ai mitici eroi eponimi della Sampd'oro di Paolo Mantovani. Ed è giusto che il Palermo - al pari della Sampdoria maggiormente meritevole di accedere alla Champions rispetto al Diavolo zeppo di campioni al capolinea - possa tener vivo per altri sette giorni un estremo barlume di speranza.
Ora d'altronde che questo stesso Palermo «stira e ammira» - variazione sul tema Zamparini in salsa blucerchiata - non ce l'ha fatta a darle la promessa «ripassata», è giusto ribadire che la Sampdoria della settennale gestione Garrone è bella del 4° posto assoluto in serie A per somma di punti conquistati; e soprattutto gioverà ricordare che il suo prezioso record «privato» di punti in campionato (64) si è concretizzato in virtù di uno sbalorditivo girone di ritorno nel corso del quale in 18 partite Del Neri e discepoli hanno collezionato 11 vittorie 5 pareggi e 2 sole sconfitte, totalizzando la bellezza di 38 punti a petto dei 32 del Palermo, 27 del Milan, 26 del Napoli, 22 della Juve e 17 della Fiorentina, considerando i 34 dell'Inter e i 45 della Roma fuori concorso.
Naturalmente tutto questo avrà senso compiuto solo se sfocerà in Champions League. E affinché ciò avvenga con sigillo aritmetico (guai contare sull'improbabilissima rassegnazione del Palermo a Bergamo, al cospetto della retrocessa Atalanta) sarà giocoforza battere il Napoli. Impresa non impossibile ma tutt'altro che agevole. Chi sa tutto o quasi delle segrete cose sampdoriane può esattamente immaginare che voglia avrà di perdere domenica, tornando a calcare il prato blucerchiato di Marassi, l'incavolato storico Walter Mazzarri che divorziò a porte in faccia con Garrone e Marotta e quando legge la classifica è costretto a macerarsi - forse più ancora che per gli attuali 5 punti di ritardo del suo Ciuccio nei confronti del Marinaretto - per lo «schiaffo» morale costituito dai 19 punti di vantaggio che la Sampdoria opportunamente «rimpolpata» a pro di Del Neri vanta sulla sua pregressa creatura che fu tenuta chissà perché a «stecchetto» dalla proprietà.
Quello di domenica prossima al Ferraris si annuncia insomma come uno di quegli appuntamenti che non si possono assolutamente mancare. Lo si è capito domenica notte al Cristoforo Colombo quando i reduci dal «vittorioso» pari di Palermo sono stati sommersi dal rumoroso affetto di 500 tifosi in delirio. Sarà dura venire a capo di un complesso che non potrà schierare lo squalificato Lavezzi ma dagli ex blucerchiati Quagliarella e Maggio in gran spolvero agli Hamsik Cannavaro Aronica Dossena Denis e dintorni sa tradurre invariabilmente in azione lo spirito guerriero che rugge nell'incazzoso petto di Mazzarri. Sarà dura ma tanto per dire è stata dura anche nel derby di ritorno, con l'Inter sia a Marassi sia a San Siro, con la Fiorentina la Juve e il Milan al Ferraris, con la Roma all'Olimpico, con il Palermo al Barbera: ed è stato invariabilmente champagne.
Manca poco, cinque giorni all'alba, e la corposa speranza è che al doloroso annuncio ufficiale del passaggio di Beppe Marotta alla Juve s'accoppi l'esaltante ufficialità dell'ingresso in Champions League del vessillo che 19 anni fa raccolse manciate di gloria in una travolgente cavalcata di Coppa Campioni fino alla sfortunata finale di Wembley, dopo aver conquistato l'Europa a Goteborg in quella Coppa Coppe che aveva precedentemente esaltato i Pagliuca Mannini Vierchowod Pellegrini Lanna Pari Cerezo Dossena Salsano Vialli Mancini e compagni fino alla sfortunata finale di Berna che paradossalmente ma non troppo funse da trampolino di lancio per la Sampd'oro di Paolo Mantovani.
A volte tornano, le cose più belle. Onore a Riccardo Garrone che del grande Paolo fu a lungo sponsor affettuosamente prezioso e in un calcio più feroce e complicato di quello ha voluto e saputo mettersi in scia per difendere vigorosamente il solco tracciato dall'amico prematuramente scomparso. Chissà se davvero a Gigi Del Neri verrà offerta la chance di andare alla Juve al seguito di Marotta che (beato lui!?) andrà a tentare di ridimensionare una realtà da 2,900 milioni di euro - ramo ingaggi - per ogni punto conquistato lasciandone una sagacemente programmata su un massimale di 375 mila. Per ora mi sento di dire con certezza che se sarà Champions resteranno tutti a giocarsela qui, da Del Neri a Pazzini, per non dire di Palombo e Cassano che sarebbero comunque gli scontati vessilliferi di Europa League. E ribadisco: fondamentale resta comunque la famiglia del patron. Garrone vuol dire fiducia.
Pure Enrico Preziosi vuol dire fiducia, su sponda rossoblu. Assai diverso un po' in tutto dal collega sampdoriano, il patron del Grifone sta legandosi al dito il rigido «-13» in classifica dei propri colori rispetto a quelli dei "cugini", che se non fa il paio col gelido «-22» blucerchiato del campionato scorso poco ci manca. E insomma, statene certi, correrà ai ripari. D'altronde, l'8° posto a quota 51 è obiettivamente tutt'altro che disdicevole per una squadra che ha dovuto sacrificare muscoli ginocchia e caviglie sul supplementare fronte europeo. Io dico che tutto sommato è più istruttivo guardare alle 3 sole posizioni perdute in classifica, rispetto al 5° posto dello straordinario campionato scorso, anziché ai 14 punti raccolti in meno, che dicono e non dicono. Non tutte sono state sfortune, ci sono stati pure errori tecnici, sanitari, comportamentali. Ma il lavoro sapientemente impostato da Preziosi e Gasperini quattro anni fa non va assolutamente sacrificato sul beffardo altare della perduta supremazia cittadina. L'organico attuale va sfrondato il giusto e la sua spina dorsale va rinforzata con 4/5 vertebre nuove di zecca.

Ma non è certo il caso di ripartire da zero, perché i pezzi forti (Sokratis, Bocchetti, Criscito, Rossi, Sculli, Palacio, tanto esemplificare) non mancano. In genovese diciamo: «Un pô pe-un in brasso ä moae". Basta avere pazienza. E soldi. È il bello del calcio.

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