Cronache

A Nervi ecco la «Casa dei bimbi» del Gaslini

A Nervi ecco la «Casa dei bimbi» del Gaslini

Fogli colorati appesi alle porte per indicare che qui abita Maria e Assunta, Ludovica, Lorenzo, Martina, Adriano, Alberto e Solyana. Fogli divertenti, tutti rigorosamente disegnati a mano, che segnano lo spazio dei piccoli «condomini» della «Casa di accoglienza Giovanni Culcasi», ricavata all'interno dell'ex cinema Ambra di Nervi in via Franchini, e destinata ad ospitare le famiglie dei piccoli degenti dell'ospedale Gaslini. Nove appartamenti di 50 metri quadrati, dove a soggiornare sono soprattutto la condivisione, l'accoglienza e la solidarietà.
Un vero e proprio miracolo di volontà, compiuto dalla Fondazione Carige, che ha trovato un milione e mezzo di euro per acquistare e ristrutturare l'immobile, trasformandolo in «Casa dei Bimbi» nel 2005, su proposta dell'Associazione Cilla Onlus. L'associazione (legata alla Compagnia delle Opere) che ha creduto fortemente nel progetto, oggi celebra una media di 50 famiglie ospitate ogni anno. «Perché sono tante le mamme, i papà, i nonni che arrivano a Genova perché hanno un figlio o un nipote ricoverato all'istituto Giannina Gaslini - spiega Mario Baroni, presidente della Fondazione Cilla, che da anni si occupa di accoglienza per le famiglie -. Conosciamo perfettamente le difficoltà che possono incontrare quando si tratta di degenze lunghe. Il fatto di sapere che hanno un posto dove andare a dormire, insieme al resto della propria famiglia, è un sollievo non da poco». Ma qui non si tratta di un posto letto. La Casa di accoglienza è un vero e proprio «villaggio» di piccole case; il tutto a misura delle esigenze dei bambini gravemente malati, e delle loro famiglie. Un lavoro lungo quello dell'Associazione Cilla, che con l'aiuto della Fondazione Carige ha saputo trasformare l'antica sala cinematografica di Nervi, chiusa all'inizio degli anni ottanta, in una struttura di 700 metri quadrati divisi in nove colorati appartamenti con cucine attrezzate, sale da pranzo, salottino, bagni e zona notte. Qui c'è posto per entrambi i genitori e qualche fratellino.
Insieme per riprendere almeno in parte le abitudini familiari. Spesso, infatti, la prolungata malattia di un figlio (soprattutto quando si parla di problemi oncologici) rischia di fare esplodere la famiglia, provata anche dalla distanza e dai tanti viaggi ripetuti a breve scadenza. Famiglie che arrivano soprattutto dal sud dell'Italia, ma anche dal Nord d'Africa e dai paesi dell'Est. Ma nella «Casa dei bimbi» aperta la porta di ciascun appartamento, genitori, nonni e fratellini possono ritrovarsi anche nei colorati spazi comuni: sala giochi, un salottino e un ambulatorio medico, e un ufficio adibito a banco alimentare, dove vengono preparati i pacchi, da consegnare una volta a settimana agli ospiti. «Non ci dimentichiamo che si tratta soprattutto di famiglie bisognose che la malattia mette in ginocchio - aggiunge Baroni -. Ciò che conta qui è l'accoglienza. Ma è la condivisione a fare da padrona. Perché non c'è malattia peggiore della solitudine. Non ci sono chiavi alle porte, non vogliamo che diventi proprietà privata, ma un luogo dove i bambini si divertano insieme e le mamme si sostengano. Una condivisone che si traduce anche nell'educare gli adulti a non sedersi, a non arrendersi alla malattia. Protagonisti noi, insieme a loro, delle loro vite, anche quando si tratta di aiutarli a scegliere una scuola, o a trovare un lavoro ai genitori. Puntiamo al reinserimento sociale e non alla ghettizzazione. E quando tornano nelle città di origine, continuiamo a seguirli».
Una vita normale quella offerta dall'Associazione Cilla, che opera attraverso i volontari (clown, studenti universitari ed educatori) che arrivano in sede, per giocare anche con un solo bambino. Volontà che incontra il coraggio, la forza e la voglia di reagire come testimoniano Maria e Angelo Culcasi, i genitori di Giovanni, il bimbo di Trapani scomparso nel 94' dopo una lunga malattia combattuta al Gaslini. Ma la mamma non si è arresa, è rimasta a Genova e ora dirige la «Casa di accoglienza» dedicata proprio al suo «Giò». E neanche il papà ha ceduto: ha trovato lavoro in città, rendendosi disponibile per ogni tipo di riparazione all'interno della struttura, in qualsiasi momento, notte compresa. Per qualsiasi problema, arriva Angelo con i suoi grandi occhi blu. Una forte esempio di solidarietà, quello dei genitori di Giovanni, che pur avendo conosciuto il dramma della perdita di un figlio hanno deciso di mettersi al servizio degli altri. «Un aiuto concreto - conclude Baroni - che sia aggiunge al lavoro di tanti volontari che operano in questa, e in altre strutture.

Perché per la Fondazione Cilla, si tratta del quarto centro di accoglienza a Genova, dopo quello di via Carrara accanto al Don Orione, di piazza Martinez e del Quartiere Azzurro sulle alture di Nervi».

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