«Nessun pericolo di chiusura»

È entrato nelle stanze adibite a celle, ha letto documenti e giornali d’epoca. Ha ascoltato le storie dei volti affissi alle pareti del museo della Liberazione di via Tasso, soffermandosi per più di un’ora negli angoli pieni di ricordi che gli danno forma. Ha risposto con i fatti Gianni Alemanno alle accuse che gli sono state mosse, a quanti hanno detto che per quel museo la sorte era segnata. «Questo è un tempio della memoria cittadina da conservare - commenterà all’uscita - il Comune vigilerà affinché sia preservato e migliorato, non vi è alcun pericolo di chiusura o ridimensionamento». Con una chiosa finale: «Stiamo sviluppando un ragionamento complessivo per fare in modo che tutte le vittime della Resistenza vengano ricordate».
Il sindaco, ancora una volta, ha dimostrato di avere molto a cuore la storia della capitale, gli eventi gravidi di gloria e dolore che l’hanno portata all’assetto attuale. Non a caso Alemanno ha dato mandato a un consigliere comunale, il generale Antonino Torre, di curare questo aspetto peculiare della vita cittadina, oltre a incaricarlo di curare i rapporti con le forze armate. Torre, che ha organizzato e orchestrato la visita di ieri mattina, si dice molto soddisfatto, e anticipa: «Per settembre sto organizzando le celebrazioni della difesa di Roma del 1943». Dopo il museo Alemanno è andato all’ospedale militare del Celio. In prima battuta ne ha ricordato l’importanza per i cittadini, «in particolare per il servizio di pronto soccorso». Ha poi rilevato che non gode del «sostegno della Regione» e proprio questo fattore lo rende ancor di più meritevole di attenzioni.

Sono due gli impegni che il primo cittadino ha voluto assumersi: quello di restaurare la passerella liberty che lega insieme tutti i padiglioni, utilizzando magari i fondi del 150esimo anniversario dell’unità nazionale, e quello di riparare il marciapiede intorno all’ospedale. Inoltre nella piazza antistante verrà realizzato un monumento per la sanità militare.

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