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Nessun riscatto per i due italiani rapiti a Gaza

Gian Micalessin

Non hanno neppure avuto il tempo di aver paura. Solo la fifa dei primi momenti, quando la sosta all’incrocio si è trasformata in rapimento, quando le canne dei kalashnikov puntate sui finestrini e le voci concitate dei sequestratori hanno interrotto il loro rientro. «Siamo stati trattati bene e rispettati. Abbiamo avuto paura solo all’inizio, quando siamo stati fatti scendere dalla nostra auto», raccontavano ieri Claudio Moroni, psicologo di 36 anni, e il suo collega 63enne Gianmarco Onorato, i due italiani rapiti martedì a Gaza. Poi tutto è filato via più velocemente di quanto i due potessero sperare. La corsa in macchina, i volti truci di una ventina di miliziani, gli spostamenti e, otto ore dopo, il rilascio.
Dopo la liberazione avvenuta intorno alla mezzanotte di martedì, i due volontari italiani sono stati ospitati nella residenza del presidente palestinese, dove ieri mattina Mahmoud Abbas ha voluto incontrarli di persona. Un congedo obbligato per quasi tutti gli stranieri rapiti a Gaza durante il quale Abbas si è scusato «a nome del popolo palestinese».
La chiave usata per ottenere la liberazione dei due volontari italiani, come pure le finalità e le motivazioni del gruppo autore del sequestro, restano sconosciute. Di certo sono intervenuti i nostri servizi segreti e di certo hanno agito in collaborazione con le forze di sicurezza palestinesi. Ma non si sa se Moroni e Onorato siano finiti nelle mani di una banda criminale o in quelle di un gruppo di fuoriusciti alla ricerca di prede straniere per ricattare il presidente palestinese Abbas o l’Autorità nazionale palestinese di Hamas. Il presidente della Croce rossa italiana, Massimo Barra, ha attribuito grande importanza all’«autorità morale» della sua organizzazione smentendo tutte le voci su un riscatto. «Non ne so niente. Io non ho tirato fuori una lira, anche perché la situazione finanziaria della Croce rossa italiana non lo avrebbe consentito». Onorato e Moroni fanno intanto sapere di non voler rinunciare alla loro missione nei territori palestinesi. Già oggi saranno a Gerusalemme, da dove continueranno l’assistenza ai palestinesi di Hebron.
La situazione a Gaza resta intanto esplosiva. I continui e più precisi lanci di missili contro la cittadina di Sderot rischiano di innescare un’operazione su vasta scala dell’esercito israeliano, che potrebbe rioccupare l’intera Striscia. Ieri il gabinetto di sicurezza presieduto dal premier Ehud Olmert ha autorizzato nuovi assassini mirati tra le file di Hamas e degli altri gruppi armati. L’esercito è stato invece incaricato di inasprire le operazioni nella Striscia, ma non si sa se l’ordine preveda anche la rioccupazione dei territori abbandonati nel settembre 2005.

Ieri l’esercito ha ucciso due militanti di Hamas, ma non è riuscito a impedire il lancio di missili caduti non lontano da una scuola di Sderot.

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