Caro Granzotto lei ha proprio ragione: è una pena. Lei scrive, denunciando le ideologie inconsistenti, «sono giovani, sono il futuro, sono il sole dellavvenire e dunque guai a chi li tocca». Ecco, vorrei far capire ai simpatizzanti di sinistra chi è che «li tocca»: indiani, brasiliani, cinesi e tutti i giovani dei Paesi emergenti toccheranno i nostri giovani per metterli sotto, e ci riusciranno perché in quei Paesi è il merito che conta: solo chi è capace va avanti e migliora il suo tenore di vita. Vorrei che il Presidente Napolitano invece di invitarci ad ascoltare coloro che contestano invitasse loro a capire che il futuro è nella meritocrazia, altrimenti è meglio che taccia. Da quarantanni il sei politico devasta il Paese (forza Gelmini) e il sei contrattuale devasta la nostra industria (forza Marchionne). O si cambia o si crepa. Anzi, ragazzi o cambiate o crepate, perché noi ormai la nostra parte labbiamo fatta. Svegliatevi, il mondo oggi non è più quello di quarantanni fa, non dovete chiedere ai vostri ideologi cosa fare, dovete rimboccarvi le maniche e fare quello che noi e loro, colpevolmente, non abbiamo capito per tempo che avreste dovuto fare.
Vermezzo (MI)
Non tutti i giovani saranno toccati, caro Bellia. Non certo quelli, e sono i più, che si rifiutano di partecipare alle sceneggiate studentesche; non certo quelli, e sono sempre i più, che non pretendono davere la pappa pronta nella ottusa certezza che il «pezzetto di carta» (la licenza liceale) e il «pezzone di carta» (la laurea) debbano poi garantire loro un lavoro. Anzi, un posto. Fisso. Di soddisfazione. Di prestigio. Ben retribuito. Con orari comodi e mano libera nellallungare i ponti, mettiamo dal martedì al lunedì successivo. Quella che scende in piazza è la quota bischera della gioventù, che ha orrore del confronto meritocratico, che crede che la cultura sia conoscere le parole delle canzonette di Baglioni e le battute dei film di Moni Ovadia, quello con lo zucchetto. Quella che crede che tutto deve essere fornito gratuitamente e senza fatica dallo Stato, massime il pezzetto e il pezzone di carta. E ciò con il plauso e lincitamento dei «sinceri democratici» e dei repubblicones, proprio mentre saggira per lItalia lo spettro del codice Marchionne, quello sì un cambiamento davvero epocale. Parlano di futuro e anzi, di futuro migliore, i bischeri. Migliore di cosa? Ma che niente niente gli «studenti in lotta» stanno male? Manca loro qualcosa? Patiscono la fame e il freddo? Qualcuno gli impedisce di istruirsi, di imparare? Di crescere, come oggi è di moda dire? Poveri cocchi: il futuro migliore o se lo costruiscono con le proprie mani o se lo sognano. Condannandosi al bamboccismo a oltranza: quello familiare e quello, altrettanto bamboccesco, dei centri così detti sociali, ricettacolo di michelacci, di scansafatiche avanti con gli anni, di parassiti della società.
Ma i genitori, cosa fanno? Una volta menavano o se non menavano almeno punivano. Ora lasciano fare, versano comunque la paghetta, non simpicciano. Consentono ai loro rampolli di occupare le piazze quando dovrebbero occupare i banchi. Di lanciare sampietrini o scalare i tetti invece di star sui libri e quaderni. Quando, da pensionati, se li ritroveranno sempre in casa quaranta-cinquantenni non sarà un bel vedere e nemmeno un bel vivere. Fatta salva la coscienza democratica dovranno ammettere il fallimento. Loro e dei loro figli.
Paolo Granzotto
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