«Nessuna ne approfitti se no è assistenzialismo»

Sì al riconoscimento di «un lavoro prezioso», ma attenzione alle speculazioni e occhio alla produttività. Annamaria Bernardini de Pace, matrimonialista, conserva il suo occhio critico sulla proposta inglese e avvisa dei rischi: «Si dovrebbe pensare anche a un monitoraggio delle mamme che non fanno, altrimenti si rischia di finire nell’altro estremo, quello di una nuova forma di assistenzialismo».
Lei considererebbe le mamme con stipendio lavoratrici da remunerare, ma anche da monitorare?
«Sì, le donne con figli svolgono un ruolo importantissimo, sono insieme infermiere, cuoche, maestre, psicologhe. La società deve riconoscere loro questo ruolo. Ma allora deve anche valutare che genere di cittadini del futuro queste mamme sono in grado di allevare».
Lei pensa a una sorta di premio di produttività materna?
«Una cosa del genere. Non vorrei che ci fossero mamme che fingessero prima di voler lavorare e che poi rinunciassero per prendere del denaro».
E il rischio che in questo modo si incentivi la chiusura delle donne fra le mura domestiche?
«Non credo che si corra. Le donne non sono stupide. Lo spartiacque sta nella libera scelta».
Se potesse tornare indietro, lei che farebbe? Prenderebbe dei soldi per stare a casa?
«Non ho nessun rimpianto. Anzi, credo di essere stata geniale. Sono stata al fianco dei miei figli, a casa, quando erano piccoli, facendo bene il mio lavoro di mamma. E solo dopo ho cominciato a lavorare. Una scelta ideale».
Il part-time non è una buona soluzione?
«Devo dire che non mi piacciono le soluzioni a metà. C’è il rischio che non si svolga bene nessuno dei compiti che si stanno svolgendo».


Difficile, però, di questi tempi, dire alle donne di cominciare a lavorare dopo aver messo su famiglia...
«Difficile ma non impossibile, come vede. E vedo tante famiglie nei pasticci per aver deciso di dedicarsi prima al lavoro e solo dopo ai figli».

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