«Ma nessuna è più Carmen di me»

Della Carmen ha ancora la verve e il portamento. Laura Didier Gambardella, 81 anni, è ospite da qualche mese dell’istituto di riposo Verdi. Rossetto rosso e occhi che brillano, ha interpretato la spumeggiante giovane di Siviglia per ben 60 volte: a Trapani, Perugia, Lucca, Madrid, Atene, Il Cairo. E ora si prepara a seguire la prima alla Scala. «Guarderò tutto alla televisione, dalla mia camera».
La mezzosoprano, accento cileno, arriccia un po’ il naso sulla scelta della Carmen di quest’anno: «Troppo giovane. La Carmen non è un’opera da debutto. A un ruolo così importante si arriva dopo una certa esperienza. Prima è bene fare pratica nei teatri di provincia, solo dopo si possono calcare le scene della Scala. È importante essere spigliati e la spontaneità arriva solo con molto lavoro alle spalle». Un filo scettica, spera di venir piacevolmente stupita dalla giovane protagonista che stasera incanterà la platea vip della Scala.
La signora Laura guarda le vecchie foto di scena in bianco e nero e ci racconta dei colori brillanti degli abiti spagnoleggianti che indossava sul palco, delle balze rosse che arricchivano la gonna, del corpetto giallo sole e degli scialli di pizzo. «Quello di Carmen è un ruolo divertente, molto. Per prepararmi, da giovane ho anche preso lezioni di ballo. Durante il duetto con il tenore, Carmen balla intorno a lui e serve molta interpretazione per tenere la scena».
A Milano, Laura Didier, interpretò la spagnola di Bizet nel 1956, alla Fiera di Milano assieme a Bianca Maria Cassoni nel ruolo di Fraschita, una delle due amiche di Carmen. «E poi ricordo anche altre interpretazioni - sorride lei, elegante, appoggiata al pianoforte a coda della casa Verdi -. Ad esempio quella con il tenore Ramon Vinay al Metropolitan. Veniamo tutti e due dallo stesso paese e a fine spettacolo siamo andati a cena in un ristorante cileno».
Dopo una vita da mezzosoprano, la signora Laura, ha solo un amore più forte di quello per la Carmen: l’orgoglio nell’interpretare l’Aida, che ha portato in scena per ben 184 volte. «Diciamo così - puntualizza lei, per non fare torto a nessuna opera lirica -, la Carmen è più divertente e dinamica ma la voce passa in secondo piano. La propria maturità artistica emerge più con l’Aida». La migliore Carmen del mondo? Per Laura non c’è dubbio: «È italiana, è Gianna Pederzini. I giovani non se ne ricordano, era molto famosa tra gli anni Quaranta e Cinquanta. Aveva un non so che in più delle altre e una presenza scenica inimitabile. Bella, slanciata». Poi l’anziana artista ci mostra una sua foto con le nacchere e un fiore tra i capelli scuri: «Però, anche io ero bella alta. Ora mi vedete ingobbita, ma senza tacchi ero un metro e 70, alta quasi come il tenore».
La classe non l’ha persa, nemmeno ora che non porta più i tacchi. Una dignità sottile e discreta che porta la signora Laura a difendere il personaggio di Carmen, come fosse figlia sua: «Prima che l’intervista finisca - ci dice - ci tengo a dire una cosa molto importante: Carmen non era una ragazza di strada, non era una facile. Forse non tutti lo sanno ma aveva anche un lavoro in una fabbrica di tabacchi. Era volubile, questo sì, ed era innamorata dell’amore ma si stufava presto». E lei, signora Laura? Lei si è mai innamorata nei panni di Carmen? «Ma no, mai avuto per compagno né un cantante né un direttore. Mio marito era un industriale e per di più non era mai stato all’opera prima di conoscere me».


Nella sua lunga carriera, Laura Didier ha cantato anche davanti al Papa assieme all’accademia di Santa Cecilia: «Mi sono esibita davanti a Giovanni Paolo II quando è uscito dall’ospedale dopo l’attentato. E mi ricordo anche quando gli hanno sparato. Io stavo facendo le prove vicino al Vaticano e d’improvviso ho sentito le sirene delle ambulanze e della polizia».

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