Cronaca locale

«Nessuno ha cacciato i violenti dal corteo»

L’ex sindaco: «Episodio di intolleranza politica, un’occasione persa per ricomporre gli animi dopo la campagna elettorale»

Chiara Campo

Il giorno dopo i fischi contro Letizia Moratti, gli insulti, i calci, gli sputi ad esponenti di Forza Italia e le bandiere di Israele bruciate dagli autonomi, da destra a sinistra è un coro di condanne. Ribellione bipartisan contro chi ha trasformato la Festa della Liberazione nel festival dell’Unità. Il giorno dopo, appunto. «La cosa davvero vergognosa - sostiene l’assessore regionale alla Casa e capolista della Lista civica di Letizia Moratti, Gianpiero Borghini - è che alcuni hanno potuto bruciare tranquillamente le bandiere d’Israele e nessuno li ha buttati fuori dal corteo, nessuno ha reagito. Una manifestazione che vuole essere unitaria e pacifica espelle dal proprio seno chi dà fuoco alle bandiere e insulta le persone che partecipano rappresentando non se stesse, ma le istituzioni». Se la manifestazione del 25 aprile, a cui ha partecipato anche il leader dell’Unione Romano Prodi, poteva essere per Borghini «il primo segnale di ricomposizione, dopo una campagna elettorale accesa, direi che è stata un’occasione perduta». L’ex sindaco di Milano ha partecipato al corteo da piazza Oberdan a piazza Duomo accanto all’assessore ai Servizi Sociali Tiziana Maiolo e al capogruppo cittadino di Forza Italia, Manfredi Palmeri. Nessuna bandiera di partito, solo il tricolore. Ma ugualmente, due ore e mezza di insulti e fischi. «Non mi sono neanche offeso - ammette Borghini -, solo la verità ferisce. Ma eravamo lì a rappresentare le istituzioni, è stato un episodio di intolleranza politica». Degenerata, in piazza San Babila, nell’aggressione vera e propria, questa volta da parte dei centri sociali.
«È stato agghiacciante - ricorda Maiolo -. Non mi aspettavo tanta cattiveria, insulti, gesti volgari. Ho sempre manifestato per il 25 aprile, ma non mi è mai successo niente di simile. Ci hanno presi di mira come “traditori”, perché in gioventù abbiamo militato nella sinistra, ma si può anche cambiare idea. Una signora radical-chic mi ha preso per un braccio gridando “pensare che ti avevo anche votata”. Ma penso si riferisse a 15 anni fa! Mi hanno rivolto appellativi pesanti, si arrampicavano pure sui pali della luce per gridarmi “fascista, puttana, traditrice”. E non i giovani dei centri sociali, ma militanti dei Ds e di Rifondazione che partecipavano al corteo». In piazza San Babila, invece, sono stati gli autonomi a strapparle dal collo la bandiera italiana che aveva indossato come un foulard, a sputarle addosso, a spintonarla. Fischi che sono proseguiti anche quando è salita sul palco in piazza Duomo. Il prefetto ha ritenuto opportuno farla accompagnare a casa dai carabinieri. «Una giornata infausta - commenta Maiolo -, è un brutto segnale per il nostro futuro. Ho paura di quest’Italia di Prodi in cui un assessore del centrodestra deve essere scortata a casa perché è in pericolo la sua incolumità. Ma la sinistra usa la violenza come se fosse normale dialettica politica». Solidarietà tra donne: la Maiolo riferisce che Letizia Moratti le ha telefonato «per esprimermi la sua solidarietà, assolutamente ricambiata», visto che anche la candidata sindaco della Cdl è stata contestata duramente.
E l’azzurro Manfredi Palmeri vuol seguire l’esempio della Moratti, che ieri ha esortato i milanesi ad essere uniti e isolare chi non dimostra il senso della comprensione per le idee degli altri. «La vera resistenza sui valori della libertà e della democrazia è la nostra - afferma Palmeri -, e da oggi ciascuno lavori per rafforzare questi valori». Il capogruppo di Fi ritorna ai concitati momenti in piazza San Babila, quando un anziano gli ha strappato il tricolore dalle mani, lui è andato a riprenderselo ed è stato accerchiato da diverse persone, che lo hanno spintonato e preso a calci.

«Abbiamo dimostrato responsabilità - conclude -, e proseguito il percorso fino a piazza Duomo».

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