«Nessuno ha visto la vergogna di Livorno?»

Egregio dottor Lussana, la cosa più vergognosa e oscena è che ci siamo abituati. I nostri «riflessi condizionati» ci paralizzano per cui non reagiamo più di fronte a palesi ingiustizie che si consumano ogni giorno in ogni campo, durante le partite di calcio. In nessun paese civile, soprattutto in un paese a diritto romano è accettabile un simile ragionamento inquisitorio: forse in un paese a giustizia stalinista, non in un paese di uomini liberi, non in un paese di uomini veri. La condanna inflitta alla Roma precipitosamente rivela quanto meno una dirigenza del calcio decisamente sfrontata, falsa e faziosa.Una dirigenza, sempre, per una serie di «automatismi» che permette l’incitazione all’odio e all’apologia di crimine: si spieghi agli italiani come è possibile che i tifosi del Livorno espongano striscioni (chiaramente visibili anche sul loro sito internet) quali: «Il compagno Tito ce l’ha insegnato, infoibare i triestini non è reato». E qui non c’è equivoco. C’è scritto «infoibare i triestini». Esso è incitamento al genocidio, un’esaltazione di un crimine contro l’umanità, nonché un proclama di alto tradimento visto e considerato che si esalta il massacro di civili italiani.

Allora perché non squalificare il campo del Livorno? E allora avanti così siamo pronti per la spazzatura della storia, laddove tutti i popoli vigorosi relegano quelli vili e servili, quali siamo diventati da tempo. Il calcio: due pesi e due misure!

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