Immaginate che domani, sulla prima pagina del Giornale, appaia l’editoriale di Giuliano Ferrara con 31 righe in più, aggiunte in redazione all’insaputa dell’autore, per modificarne il tono in senso ultraberlusconiano. Immaginate che Ferrara scriva, come ha scritto domenica scorsa, che Berlusconi ha sbagliato a farsi intervistare a raffica da (quasi) tutti i tg, e che sul Giornale appaia invece un nuovo paragrafo in cui si dice che Berlusconi, perbacco, ha fatto benissimo. E immaginate infine che Ferrara mandi una letterina a Sallusti per annunciargli le sue irrevocabili dimissioni.
In Italia scoppierebbe la rivoluzione. Il Fatto e Repubblica uscirebbero in edizione straordinaria. L’Ordine dei giornalisti sospenderebbe tutti i redattori del Giornale per almeno un anno. I sindacati dei tipografi inviterebbero al boicottaggio. Il popolo viola organizzerebbe un presidio sotto la redazione. Tutti i partiti d’opposizione presenterebbero interrogazioni parlamentari. Di Pietro chiederebbe con urgenza l’intervento del Quirinale. La Federazione nazionale della stampa proclamerebbe due giorni di sciopero. E Annozero dedicherebbe un’intera puntata al martirio di Giuliano Ferrara, al quale il Pd, Sel, l’Idv e l’Udc offrirebbero subito un seggio in Parlamento.
A Giovanni Orsina, professore di Storia dei sistemi politici e di Storia del giornalismo alla Luiss, da sei anni editorialista del Mattino, è capitato proprio questo. A un suo editoriale, l’altro giorno, sono state aggiunte 31 righe (un intero paragrafo, il secondo) a sua completa insaputa: «Vi si parla - riassume lo stesso Orsina - di un governo incoerente e indolente nell’affrontare la questione meridionale, colpevolmente tollerante di fronte all’evasione fiscale nel Nord, incapace di frenare la “rapacità” della Lega».
Reazioni? Nessuna. Avete letto bene: nessuna. Né dall’Ordine, né dal sindacato dei giornalisti, né dalle numerose associazioni che dovrebbero difendere la libertà di stampa in Italia, dalla storica «Articolo 21» alla recentissima «Valigia blu». E neppure da quegli intellettuali, dirigenti politici, opinionisti e star della tv che ogni giorno, e giustamente, rivendicano la libertà di espressione.
Lo ha detto benissimo, giovedì sera, Michele Santoro in tv: o siamo tutti liberi, oppure nessuno di noi lo è fino in fondo. Grazie ad Annozero, ha aggiunto, Berlusconi è un po’ più libero. È verissimo. Come è vero che grazie a Giovanni Orsina, se potesse veder pubblicato sul Mattino quello che scrive, Bersani e Vendola e Di Pietro e De Magistris sarebbero più liberi.
Che cosa è invece successo? La lettera che Orsina ha scritto al direttore del quotidiano partenopeo e all’Ordine dei giornalisti è rimasta senza risposta. In compenso il cdr del Mattino, anziché difendere la libertà di espressione di un collaboratore, «condanna con forza e fermezza la campagna diffamatoria messa in atto da Libero e dal Giornale», «respinge ogni strumentale accusa» e «ribadisce indipendenza ed equidistanza da leader e posizioni politiche». Nel merito, neppure una parola. L’articolo manipolato semplicemente non esiste. In compenso i giornali che ne hanno scritto sarebbero disonesti diffamatori. E guai a scriverne ancora, perché il sindacato interno, indispettito all’idea che in Italia si possa addirittura protestare se un editoriale viene stravolto alle spalle di chi l’ha scritto perché non parla abbastanza male di Berlusconi, conclude il suo comunicato minacciando «eventuali azioni legali a tutela dell’immagine della redazione».
È il mondo di Pinocchio, dove il giudice manda in galera il burattino perché ha denunciato la truffa del Gatto e della Volpe.
È il mondo dove in galera si vorrebbero mandare i sismologi che non hanno previsto il terremoto dell’Aquila (i terremoti che avvengono mentre a palazzo Chigi non c’è Berlusconi sono, com’è noto, non prevedibili). È il mondo dove sono ammessi soltanto due pensieri, a favore o contro. È il mondo dove la libertà appassisce sull’altare della faziosità, e ci fa appassire tutti.
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