Una città ferita ma solidale. Nettuno si costituirà parte civile nelleventuale processo a carico dei tre presunti aggressori di Navtej Singh. E adotterà la vittima del rogo dandogli lavoro. Lo ribadisce il sindaco Alessio Chiavetta allindomani del consiglio comunale straordinario in cui è stata votata allunanimità la mozione a favore del cittadino indiano selvaggiamente aggredito sabato notte alla stazione.
In attesa dellintervento chirurgico di domani, che tenterà il trapianto della cute necrotizzata con pelle sana, si sono svolti gli interrogatori di garanzia per i tre fermati. Il primo, nella mattinata di ieri, al Tribunale dei Minori di Roma, gli altri nel carcere di Velletri dove sono rinchiusi da domenica Gianluca Cerreto e Francesco Bruno, 19 e 29 anni. Qui la situazione si complica, tanto da far decidere i magistrati per un confronto a tre fra gli arrestati.
Samuele F., 16 anni, avrebbe «scaricato» i due amici mentre i maggiorenni avrebbero negato categoricamente ogni responsabilità nel duplice assalto al barbone accusandosi lun laltro. «Io non centro, sono stati gli altri due» avrebbe dichiarato il 19enne. Stessa cosa lamico di 29 anni. Un assalto avvenuto in due tempi ben distinti secondo la ricostruzione dei carabinieri di Anzio, quindi la premeditazione nel tentato omicidio secondo il pm Giuseppe Strangio. Il primo attacco a colpi di vernice spray e insulti, il secondo con calci, pugni, bottigliate in testa e, infine, con il fuoco appiccato sui vestiti intrisi di benzina.
Secondo il giudice per i minori Samuele sarebbe socialmente pericoloso, tanto da firmare la custodia cautelare in carcere, a Casal del Marmo. Perplessità, invece, per il gip del Tribunale di Velletri, Roberto Nespeca, che si riserva di decidere entro oggi sulla richiesta di convalida dei fermi. A questo punto un giallo sul ruolo dei tre componenti il branco. Samuele, «Gonzo», durante lincontro con la madre Fabiana, al centro daccoglienza di via Virginia Agnelli, avrebbe raccontato una storia assai diversa da quella emersa poi davanti al gip minorile. Secondo la donna il figlio avrebbe cercato di spegnere le fiamme con dellacqua presa a una fontanella vicina mentre gli altri due se la davano a gambe. Tuttaltra cosa quella messa ieri nero su bianco: Samuele avrebbe cercato di impedire la tragedia, inutilmente.
Lo spiega il suo legale. «Il ragazzo ha fornito un atteggiamento di collaborazione - dice lavvocato Ciro Palumbo - e una descrizione storica dei fatti. È cosciente di ciò che è accaduto, non si disconosce come compartecipante allevento, ma non avrebbe mai voluto che levento stesso prendesse quella piega. Si è anche attivato, una volta capiti gli intendimenti dei compagni, per impedire il fatto più grave, che è quello dellincendio».
«In particolare non ha cercato di domare le fiamme - continua il legale - ma ha posto in essere degli atti finalizzati a che non si verificasse lincendio. Non ha attivato il fuoco. Domare le fiamme era un problema, perché il fatto era compiuto, fattivamente non ha potuto impedire levento». «Il ragazzo è completamente dispiaciuto - conclude Palumbo -, vuole sempre conoscere le condizioni dellindiano perché sapeva della gravità delle ferite attraverso i giornali e la tv. Ha espresso anche la volontà di andarlo a trovare. Sulla decisione di carcerazione faremo ricorso al Tribunale del Riesame».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.