La solita congrega di svampitoni al potere ieri non ha fatto che ripeterci due-tre concetti (oltre non vanno sennò se li dimenticano) circa stadi non adeguati, calendari mal pensati, e la necessità di «varare una legge che consenta di avere stadi più sicuri, riscaldati, con nuove tecnologie» (questa è una chicca del presidente di Lega Beretta, uno che fino ad oggi stava sulla luna). Concetti assolutamente condivisibili, se non avessero la muffa. Forse non è un caso se 13 delle ultime 16 gare sospese, o rinviate, in serie A sono state a causa della neve. Bologna poi ha il guinness: cinque partite negli ultimi tre anni. Dice la statistica che solo nel 1985 il tempo fece più danni e rinvii, in due week end furono fermate due partite di serie A e tre in serie B, ma le gare si giocavano alle 14,30. Oggi, invece, più c’è freddo, gelo e neve e più si gioca in notturna. Preferibilmente al nord.
Il presidente del Coni Petrucci, solitamente lucido nelle sue valutazioni, ieri ne ha detto una di troppo: «I fenomeni arrivano sempre dopo, troppo facile tirare fuori le ricette dopo». No, qui i fenomeni sono quelli che dispensano queste ricette da tempo, che dettano i calendari, che non oppongono mai alcuna resistenza. Vi sembra normale disputare una giornata di campionato nel mese più freddo dell’anno e tutta in notturna? E non venite a dire che lo fanno anche gli inglesi. Perché non è necessario imitare gli inglesi in tutte le loro stupidate. Magari bisognerebbe imitare il loro modo di accogliere i tifosi e la gestione degli stadi.
Ormai da anni abbiamo occhio ai problemi, da anni sappiamo che tra dicembre e gennaio c’è pericolo di maltempo, gelo, neve e nebbia. E ormai da anni i fenomenali presidenti delle società parlano tanto e girano la faccia dall’altra parte. Oggi di chi è la colpa? Non certo delle tv che comprano un prodotto e propongono i loro interessi. Piuttosto di questi presidenti, della Lega e, perché no?, della federazione: non vigilano, neppure per sbaglio, sull’interesse loro e del campionato, dei calciatori e degli spettatori. È vero che basterebbe chiudere lo stadio al pubblico, tanto c’è la Tv e si può veder lo spettacolo stando caldi e seduti in poltrona. Ma poi, frignano addetti e giocatori, manca l’incasso, manca il calore del pubblico, manca l’ambiente. Tutti refrain sentiti migliaia di volte. Appunto discorsi da fenomeni.
Ieri è calata dalla luna una proposta di buon senso dettata da Galliani: se ci sarà troppo freddo evitiamo la notturna fra Milan e Napoli.
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