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New York, in passerella vincono le neopuritane

La settimana della moda nella Grande Mela. Gli stilisti dicono addio agli abiti che lasciano intravedere troppo: per piacere bisogna coprirsi

New York, in passerella vincono le neopuritane

New York - Arrivano le neo-puritane, signori uomini attenti a voi. È il primo messaggio lanciato dagli stilisti con la moda femminile del prossimo inverno in passerella a New York fino a sabato 9 febbraio. Spariscono le scollature generose, gli spacchi assassini, la carne nuda o al massimo velata dai tessuti più trasparenti che si possano immaginare. Le gambe sono l’unica parte del corpo femminile che è consentito mostrare sotto alle minigonne scampanate di taglio infantile (Malo) oppure dai calzoncini corti ma un po’ più lunghi dei classici short (Miss Sixty). In compenso ricompaiono le calze coprenti che oltre a tener caldo nella brutta stagione, tolgono subito quell’aria di sfacciata nudità su cui la moda ha puntato per troppe stagioni. Si fa strada così una nuova teoria che in fondo è vecchia quanto il mondo: la donna non può sedurre senza mistero. Ecco perché le ragazze che hanno sfilato per Malo, marchio del lusso italiano disegnato da Tommaso Aquilano e Roberto Rimondi, talentuoso duo che si firma con la sigla 6267, non mostravano nemmeno un centimetro di pelle nuda pur essendo più sexy di qualsiasi discinta Messalina nei loro magnifici modelli in cashmere, angora, nappa e pelliccia candida. La collezione era ispirata dall’arte di Richard Pousette-Dart, il più giovane degli espressionisti astratti americani attivi a New York nei primi anni Quaranta. Curata nei minimi particolari questa donna un po’ bambina ma per niente Lolita, farà di sicuro strage nei cuori maschili.

Più accessibili i modelli creati per Lacoste da Christophe Lemaire con l’idea di trasportare il mitico marchio del tennis in alta montagna. Il giovane direttore creativo francese ha immaginato René Lacoste sulle nevi di Megève negli anni Venti con deliziosi modelli grigio perla che prevedono anche tute da lavoro in jersey, gonne da telemark e scarponcini doposci montati sui tacchi. Miss Sixty, griffe per giovani ideata da Vicky Hassan e dal suo socio Renato Rossi ha invece raggiunto un fatturato annuale di 700 milioni di euro, ma non ha ancora compiuto 20 anni e se va avanti così chissà dove potrebbe arrivare. La collezione era ispirata agli anni Settanta («Ho vissuto per quel tipo di cultura, mi ha condizionato profondamente» confessa Vicky, nato a Tripoli e fuggito in Italia nel ’69, quando essere ebrei in Libia divenne un serio problema) con Janice Joplin come musa ispiratrice e la tipica grafica post psichedelica.

Diane Von Furstenberg pensa piuttosto a una donna in fuga tra Berlino, Shanghai e New York, con i diamanti cuciti nell’orlo dei vestiti e uno stile dettato dalla sua vita avventurosa.

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