Maurizio Acerbi
È licona incontrastata, a livello mondiale, del movimento «Maratona» ma anche il sogno, il traguardo di ogni podista che non ne ha mai calpestato le strade, il coronamento della propria personale carriera. Come ogni anno, anche in questa prima domenica di novembre New York accoglierà, da Staten Island a Central Park, i quasi quarantamila appassionati che saranno supportati da una città che ha adottato la sua maratona e ne va fiera. Altro che percorsi alternativi per non disturbare il traffico: quando si corre la «Ing New York City Marathon», tutto si ferma nella Grande Mela. Niente importa di più che fare in modo di non perdere quel primato morale che fa della lunga di New York la maratona per eccellenza. Aver corso a New York rappresenta una sorta di esame di laurea.
I punti suggestivi sono numerosi, a cominciare dal ponte di Terrazzano che i podisti incontrano dopo la partenza data dal sindaco. Un momento indimenticabile perché ti consente di correre fianco a fianco con tantissimi maratoneti ma anche un banco di prova per saggiare le condizioni della giornata visto che la strada sale costantemente anche se non in modo duro. Dopo Brooklyn, ecco la Fourth Avenue, la grande arteria dove confluiscono tutti i concorrenti partiti da postazioni differenziate in base al record personale e al sesso. Sul Pulaski Bridge è posto il traguardo della mezza maratona e qui i podisti faranno bene a non farsi trascinare dall'entusiasmo perché di insidie, il percorso, ne riserva ancora molte. Ecco il Queens, la zona portuale con i caratteristici docks ed un asfalto che non aiuta certo i maratoneti in quanto decisamente irregolare. Poco importa, perché compare all'orizzonte la Sky Line, la linea dei grattacieli che annuncia l'ingresso a Manhattan. Qui si incrocia la First Avenue che con i suoi 6 km fatti di continui saliscendi prosciuga molte energie.
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