Il New York Times a pagamento pure on line

La voce che il sito del quotidiano si prepara a diventare «pay» è sempre più insistente. Già ora gli introiti pubblicitari della versione web sono superiori a quelli del cartaceo

Come il Financial Times, il Times di Londra e il Wall Street Journal, il New York Times farà pagare i propri contenuti sul web (e sull'iPad) a partire da febbraio. L'indicazione circola con insistenza in questi giorni, ed è il Wall Street Journal - il quotidiano di Rupert Murdoch sempre più concorrente diretto dello stesso Nyt - a dare il maggior numero di dettagli nelle sue edizioni odierne.
La formula scelta dai dirigenti della Vecchia Signora in Grigio newyorchese prenderebbe parzialmente spunto da quella dal Financial Times - un vero e proprio successo - cioè la cosiddetta «freemium» che offre un certo numero di articoli gratuiti al mese prima di chiedere un abbonamento.
Secondo le cifre diffuse dal sito britannico journalism.co.uk, gli abbonamenti online dell'Ft sono cresciuti del 71% in un anno, assestandosi intorno a 200 mila, mentre gli abbonamenti cartacei, 390 mila in tutto sono scesi del 2,64%.
Il Nyt avrebbe però optato per una formula più complessa, che secondo alcuni esperti potrebbe essere una sorta di boomerang. L'idea è di chiedere circa 20 dollari al mese per un abbonamento doppio, sia per il sito web, sia per la versione destinata all'iPad, il tablet della Apple, mentre l'accesso al web soltanto sarebbe inferiore ai 10 dollari. Chi possiede l'abbonamento cartaceo non pagherebbe nulla. Attualmente l'abbonamento al Nyt attraverso il Kindle, il lettore elettronico della Amazon, è di circa 20 dollari mensili, esattamente lo stesso prezzo dell'Ft per web e/o iPad.
La formula in questione lascia perplesso un esperto come Felix Salmon della Reuters, secondo cui è assurdo chiedere di più per l'iPad che per il sito web, che potrà comunque essere consultato gratuitamente (o pagando meno) dalla tavoletta.
Sarebbe più logico il contrario.
Attualmente il sito del Nyt attira oltre 30 milioni di utenti al mese, generando introiti pubblicitari per oltre 100 milioni di dollari. Solo il 15% dei lettori web sono considerati utenti molto regolari, quelli cioè che negli Usa vengono definiti «heavy users» e interessano direttamente gli inserzionisti.
Anche la scelta della formula «freemium», pur essendo un modello collaudato altrove, suscita qualche perplessità, nel senso che potrebbe essere troppo facile riuscire a sfuggire all'abbonamento a pagamento, anche perché non verrebbero bloccate le pagine ottenute attraverso i motori di ricerca come Google. Uno dei timori è che gli introiti prospettati con la nuova formula del Nyt siano sopravvalutati, come è successo per esempio con il Times di Londra, che ha visto il traffico diminuire drasticamente quando il sito è diventato a pagamento (gli abbonati sono intorno ai 50mila).
C'è poi lo scoglio iTunes, l'edicola virtuale della Apple, che prende il 30% degli introiti. Gli editori (sta già succedendo in Francia, Belgio ed Olanda) iniziano a ribellarsi, sostenendo che a causa della Apple le edizioni elettroniche finiscono col costare di più di quelle cartacee, un'assurdità.
Il Nyt intende cambiare anche il modo di lavorare, visto che ormai gli introiti pubblicitari per internet hanno superato quelli dell'edizione cartacea.

L'editore del quotidiano, Arthur Sulzberger, ha ricordato ad un convegno che «le menzogne viaggiano più in fretta della verità sul web», aggiungendo che l'obiettivo del Nyt è di filtrare la verità e farla anch'essa viaggiare in fretta.
Secondo alcune fonti il direttore Bill Keller punta infine a trasformare sempre di più il quotidiano in un nuovo media aggiornato di continuo sul web, e che anticipi di sera l'edizione cartacea del giorno dopo.

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