da Parigi
Facendo l'americano, Nicolas Sarkozy è riuscito a mettere in difficoltà il presidente Gorge W. Bush. Questa la morale del comportamento dell'inquilino dell'Eliseo in occasione della due giorni del vertice dell'Alleanza atlantica a Bucarest. Sarkozy ha fatto leva su quella che Parigi considera un'evidente contraddizione della politica estera statunitense: da un lato la volontà di vincere il conflitto in Afghanistan e dall'altro l'idea di far entrare l'Ucraina e la Georgia nella Nato.
Secondo Sarkozy, la partita contro i talebani può essere vinta in terra afgana solo compattando la comunità internazionale e in particolare coinvolgendo una potenza come la Russia, ampiamente presente nell'area centro-asiatica. Ma fare entrare nell'alleanza occidentale una potente repubblica ex sovietica come l'Ucraina significherebbe assestare un sonoro ceffone al rampante primo ministro Vladimir Putin e al suo mai celato orgoglio nazionale. Dunque Mosca reagirebbe facendo leva sulle difficoltà occidentali in Afghanistan e lasciando la Nato impantanarsi in una palude che il Cremino conosce fin troppo bene. Di qui l'idea di Sarkozy, che ha trovato il sostegno della cancelliera tedesca Angela Merkel: guadagnare tempo a proposito del problema dell'ingresso delle due repubbliche ex sovietiche (Ucraina e Georgia) nella Nato. Bush ha dovuto incassare il colpo, assestatogli proprio da quel Sarkozy che lui stesso aveva accolto a baci e abbracci lo scorso agosto nella propria residenza di campagna nel Maine. Ironico o sincero Bush ha scherzato con i colleghi: anche a Washington in novembre, la visita di Sarkozy aveva avuto un enorme impatto sugli americani: «come una nuova incarnazione di Elvis Presley».
A Bucarest Sarkozy ha fatto blocco con Angela Merkel, irritatissima dai recenti discorsi sul binomio franco-britannico, da lui tenuti recentemente durante la sua visita ufficiale a Londra. Il prossimo primo luglio la Francia comincia la propria presidenza di turno dell'Unione e Sarkozy intende approfittare di quel semestre per mettere in orbita un sistema di difesa europeo collegato all'Alleanza atlantica, ma al tempo stesso autonomo dagli Stati Uniti. Questa è la grande scommessa dell'Eliseo per i prossimi mesi, almeno sul terreno della politica internazionale. Per vincerla, Sarkozy deve dimostrare che Parigi ha le carte in regola nel suo rapporto con la Nato e deve cosi' lavare la macchia del 1966, quando il suo predecessore Charles De Gaulle portò Parigi fuori dal dispositivo militare integrato atlantico, pur senza lasciare la struttura politica dell'alleanza. Nel 1995 il presidente Jacques Chirac ipotizzò un rientro, ma pretese che la Francia recuperasse posti di rilievo simile a quelli da essa stessa abbandonati nel 1966. Poi è stato chiaro che i partners occidentali non erano disposti a dare a Chirac le poltrone concupite e il discorso è stato lasciato cadere. Adesso Sarkozy - agendo di concerto con Francia e Gran Bretagna (con cui sta di fatto tentando di rilanciare l'idea di Chirac di un direttorio tripartito dell'Unione europea) - punta a salvare la faccia di fronte alla propria opinione pubblica, ottenendo qualche prestigiosa poltrona di comando in seno all'apparato militare atlantico. Se è vero che il ritorno del figliol prodigo viene festeggiato dallintera collettività, Sarkozy vorrebbe almeno un posto di grande responsabilità per un esponente transalpino in seno all'alleanza. I tempi per risolvere questo puzzle potrebbero essere quelli che portano al prossimo vertice Nato del 2009.
Sarkozy a Bucarest ha messo sul piatto della bilancia l'invio di altri 700 militari in Afghanistan. Alla fine del vertice, l'evento mediatico è stato costituito a Bucarest dalla conferenza stampa congiunta di Sarkozy e della Merkel.
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