Il discorso sulla scuola materna da tempo ha preso toni caldi, sfumati spesso di polemica. A luglio, poi, si è riscaldato ulteriormente, e non per il clima estivo, ma per le bollenti reazioni delle educatrici chiamate a lavorare tutto il mese. E negli ultimi giorni il tema si è infiammato di colpo a causa dellapertura posticipata degli asili. Parole a fiumi, ma nessuna ha sfiorato il nucleo concreto di tutta la discussione, ovvero: con chi stanno e che cosa fanno i bambini in attesa di riprendere lasilo? Come si sono organizzate le famiglie per far fronte allemergenza?
Girando per Milano e ascoltando i diretti interessati è emersa la risposta. In generale, i bambini sono stati presi per mano e portati a sbrigare le commissioni di tutti i giorni, dal supermercato al panettiere, passando per ledicola. Come «ricompensa» al tour della spesa mattutina, ecco il momento per loro più atteso: i giardinetti. Salti e giochi fino allora di pranzo, a casa per il pasto, seguito da riposino. Nel pomeriggio i più fortunati tornano al parco, gli altri invece si rassegnano a un programma casalingo, non molto apprezzato. E così si arriva a sera e, soprattutto, arrivano i genitori dal lavoro. Perché nella routine descritta il più delle volte a prendere per mano i bambini non sono mamme e papà, ma nonne, tate, baby sitter e donne di servizio. Un esempio di questa tendenza arriva da una signora, madre di tre maschietti, che riesce a cavarsela da sé, ma precisa: «Sono in maternità, altrimenti sarebbe stato un bel caos questa settimana». Un bel caos è stato per la nonna di Mia, 3 anni, che si è fatta 600 km da Perugia per tamponare lemergenza della nipotina, residente milanese. «Daltronde allultimo momento non è detto che la baby sitter sia reperibile. E non tutti possono permettersi una tata a tempo pieno», spiega.
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