Niente Ambrogino a Biagi, scontro in Comune

Muro contro muro sulle benemerenze. Il Pd: "Brutta scelta". Il Pdl: "L’ha già avuto". La Moratti: "Per ora non gli intitolo una via"

Alla fine Enzo Biagi dovrà accontentarsi del famedio. E, forse, di una via a lui intitolata. Il giornalista da poco scomparso non è riuscito ad aggiudicarsi il secondo Ambrogino d’oro, dopo quello ricevuto, in vita, nel 1979. La riunione dei capigruppo e dell’ufficio di presidenza è durata ore. Interrotta l’altra notte alle 4.30, dopo un estenuante muro contro muro, è ripresa in mattinata per proseguire altre cinque ore. Un clima esasperante che a un certo punto ha indotto Basilio Rizzo (Pd) ad alzarsi e lasciare l’aula: «Mi rifiuto di assistere a tali ostracismi» se ne va indignato. Per assegnare la medaglia d’oro alla memoria di Biagi sarebbero serviti i quattro quinti dei voti ma la maggioranza non ha ceduto alle richieste pressanti della sinistra.
«Ha già ottenuto il famedio - taglia corto il presidente del Consiglio, Manfredi Palmeri - e su quello eravamo tutti d’accordo». «Abbiamo privilegiato i candidati su cui eravamo tutti d’accordo - aggiunge Giulio Gallera (Fi) - Mi è dispiaciuto che la famiglia di Biagi abbia visto il suo nome sui giornali ancora per un contenzioso». I consiglieri del Pd mandano giù il boccone amaro ma sono indignati e l’aria, al termine della riunione, si taglia con il coltello.
«Siamo scossi - sintetizza Francesco Majorino - per il voto negativo su Biagi. È stata una scelta brutta. Ai familiari di Biagi va il nostro abbraccio. Non pensavamo che il centrodestra arrivasse a contraddire la Moratti». Il realtà tra i consiglieri di Fi e An, nessuno ha ricevuto né telefonate, né caldeggiamenti particolari sulla questione da parte del sindaco, che si è pronunciata sulla questione solo a bocce ferme, mettendo a tacere liti e teatrini vari: «Mi auguro - è intervenuta la Moratti - che le divergenze di opinione non alterino la memoria che ha Milano di un grande giornalista. Ricordo, però, che Biagi ha già avuto a suo tempo l’Ambrogino ed è al famedio». Questione archiviata. O per lo meno rimbalzata alla commissione toponomastica che valuterà il da farsi sulla «via Enzo Biagi».
Salta anche l’Ambrogino per Roberto Saviano, l’autore di Gomorra. Non per questioni particolari, ma solo perché non è legato direttamente a Milano. Per sostenere la sua battaglia contro la camorra verrà comunque organizzata una grande manifestazione di piazza. Il centrodestra rinuncia all’Ambrogino per Gianmario Roveraro, il finanziere legato all’Opus Dei ucciso nel 2006. Il suo nome verrà però inserito tra i grandi del famedio.
Riceveranno la Grande medaglia d’oro il Conservatorio di Milano, che compie 200 anni e la Mondadori, che di anni ne compie cento. Niente benemerenza invece per la Borsa di Milano: «L’anno della crisi - si sono detti i consiglieri - non è proprio il momento giusto per premiarla».

Premi anche per Raffaele De Grada, il pittore delle periferie di Milano, per Stefano Borgonovo, l’ex calciatore del Milan che si è ammalato di Sla, e per Mario Melazzini, l’oncologo presidente dell’associazione che combatte la sindrome dello Sla. Sul palco del teatro Dal Verme il 7 dicembre salirà anche don Sciortino, direttore di Famiglia Cristiana.

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