Gabriele Villa
Difesa della privacy, innanzitutto. Decisi a non violare e soprattutto, a non permettere violazioni della riservatezza, i giudici della Corte europea del Lussemburgo hanno annullato la decisione, che era stata sottoscritta il 28 maggio del 2004, dal Consiglio della Ue che imponeva la comunicazione, alle autorità americane, dei dati personali di tutti i passeggeri dei voli transatlantici. Uno dei tanti provvedimenti, per intenderci, sollecitato dallamministrazione di Washington e dallintelligence Usa, per arginare o quantomeno per tentare di controllare linfiltrazione nel Paese di personaggi indesiderati o di probabili terroristi, e nato sulla scia della forte ondata emozionale dopo il clamoroso attentato alle Torri Gemelle.
Cerano voluti lunghi e faticosissimi negoziati, poi alla fine, nel maggio del 2004, laccordo tra Usa e Unione europea era arrivato. Unintesa che consentiva alle compagnie aeree europee, come richiesto da Washington, di fornire alle autorità dOltreoceano i cosiddetti «Passenger name records», in sigla Pnr, dei propri viaggiatori diretti negli States. Ma ora tutto è stato rimesso in discussione, la Corte di giustizia Ue ha deciso che, a far data dal 30 settembre, quellaccordo sarà solo carta straccia. Una decisione che rischia di irrigidire i rapporti Usa-Europa e che potrebbe addirittura rendere problematico, per le compagnie europee e per i passeggeri del Vecchio Continente, sbarcare in Nord America. Sì, perché, con quellintesa la Commissione Europea (che deve ora cercare di rinegoziare il difficile accordo) e con essa il Consiglio Ue, avevano accettato le richieste degli americani, che esigono circa 35 diversi tipi di informazioni personali sui passeggeri, ricevendo in cambio, almeno così sostengono a Washington, sufficienti garanzie sulla tutela dei dati stessi. Peccato però che lEuroparlamento, particolarmente attento al rispetto dei diritti dei cittadini, abbia fatto ricorso alla Corte Ue contro laccordo, ottenendo soddisfazione. Secondo la Corte, infatti, se le compagnie hanno il diritto di registrare i dati per questione di funzionamento e sicurezza interni, lutilizzo per fini di lotta al terrorismo non è coperto dalla direttiva Ue sulla privacy, e dunque non è legale secondo il diritto comunitario. Non si mette dunque in discussione il contenuto dellaccordo, ma se ne contesta linsufficiente base giuridica. Come ha spiegato ieri Johannes Laitenberger, portavoce del presidente Barroso, «la Corte non ha preso di mira i contenuti e la valutazione sulladeguatezza delle garanzie offerte da Washington tanto che la Commissione lavorerà ora con altre parti per trovare una soluzione che assicuri uneffettiva azione contro il terrorismo e al tempo stesso la tutela dei diritti fondamentali».
«Non può esserci soluzione di continuità nella sicurezza e nella protezione dei voli tra Europa e Stati Uniti - ha affermato dal canto suo il vicepresidente della Commissione Franco Frattini, commissario per la Giustizia, la libertà e la sicurezza - così come non può esserci soluzione di continuità nella protezione della privacy dei cittadini. La stessa Corte se ne rende conto nel momento in cui rinvia lapplicazione della sentenza al 30 settembre, dando così spazio e tempo a una nostra nuova proposta». Secondo Frattini, «la sentenza della Corte merita rispetto e noi formuleremo una proposta ispirata alla base legale che la Corte ha indicato». Frattini ha annunciato che della questione parlerà coi ministri dellInterno e della Giustizia dei Venticinque riuniti a Lussemburgo per il consiglio Giustizia e affari interni.
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